Villa Figini a Milano: “un prisma d’aria e di cielo”

Figini Pollini, Casa al villaggio dei giornalisti di Milano

Una 'storia d'archivio' dedicata alla Villa al Villaggio dei Giornalisti di Milano, progettata da Luigi Figini per sé e la moglie: un luogo dove esercitare il corpo e la mente, un ritiro spirituale ma anche un luogo di accoglienza, socialità e condivisione.

Milano, 1933: il giovane architetto Luigi Figini è in procinto di sposarsi e progetta, per la nuova vita che lo attende, un casa che risponda ai canoni della modernità architettonica, ma che sia anzitutto uno spazio attento alla dimensione umana. Si ispira in particolare alla casa paterna dove ricorda di avere vissuto una “felicità edenica”.

“Mio padre aveva arredato questo grande terrazzo sino a farne un vero e proprio giardino pensile […] gli elementi erano già, in nuce, quelli che poi ho ripreso in questa casa: le grandi casse dove crescevano i fiori e maturavano i frutti, il ribes, ricordo, i cachi, le mele, i ciliegi come in un piccolo orto di campagna, e la grande tinozza di zinco dove al sole si scaldava l’acqua per il bagno […]; anelli, pertiche e corde, gli attrezzi per la ginnastica d’ogni giorno”

Luigi Figini, appunti del 1976

Da alcuni anni Figini ha aperto uno studio a Milano con Gino Pollini, e con lui cerca di divulgare e mettere in pratica i principi dello stile razionalista: la grande libertà compositiva e strutturale consentita dal cemento armato, che permette l’utilizzo di ampie superfici vetrate e un continuo dialogo tra interno ed esterno; l’apertura ininterrotta delle grandi finestre scorrevoli che includono la panoramica del paesaggio; il grande spazio dedicato al verde grazie ai pilotis e al tetto terrazzo.

Questi principi, teorizzati in particolare da Le Corbusier, sono fedelmente applicati da Figini nella Villa costruita al Villaggio dei Giornalisti a Milano, che è ampiamente documentata e studiata grazie ai materiali custoditi all’Archivio del ‘900 del Mart, nel Fondo Figini-Pollini.

Disegni tecnici, scritti, fotografie, pubblicazioni varie, un plastico d’epoca: Villa Figini è documentata da una pluralità di testimonianze che illustrano gli aspetti tecnici e progettuali dell’edificio ma anche la quotidianità e la dimensione umana dei suoi abitanti.

Presso l’Archivio del ‘900 è possibile visionare i 69 elaborati grafici della Villa e dei suoi mobili metallici, ma alcuni disegni sono consultabili online nel nostro sistema informativo, il CIM.

Tra i materiali archivistici, di particolare interesse sono le fotografie, dove troviamo testimonianza di quello che è un vero e proprio esperimento architettonico ed esistenziale: Figini voleva verificare in prima persona se le tecniche e i principi costruttivi dell’architettura moderna potevano garantire il benessere e l’abitabilità a misura d’uomo, l’innalzamento della qualità di vita promessa dal nuovo Stile internazionale.

“In fondo, questa mia casa mi è un po' servita da cavia. E, professionalmente, mi è stata molto utile perché così ho potuto sperimentare “in corpore vili” quanto si doveva tentare e quanto non si doveva tentare nel campo del “costruire nuovo”

Luigi Figini, appunti del 1976

Figini vuole progettare infatti un’abitazione massimamente accogliente per l’uomo, inteso nelle sue necessità organiche ma anche in quelle intellettuali ed estetiche: un luogo dove esercitare il corpo e la mente, un ritiro spirituale, un hortus conclusus, ma anche un luogo di accoglienza, socialità e condivisione. La casa è anche l’atelier di Figini e della moglie Gege, che dipingono e si dedicano alla fotografia sperimentale. Gli amici ospitati nella villa assistono a proiezioni dei ‘microvetri’ dipinti che trasformano le bianche pareti in opere astratte, informali, cinetiche.

Lo stato iniziale dell’edificio viene documentato dagli scatti realizzati nel 1934-35 dallo Studio Aragozzini-Crimella: la casa è perfettamente percepibile nella sua limpida geometria e tutto è modernamente funzionale, anche i mobili progettati dallo Studio Figini-Pollini.

“Realizzare nella città l’anticittà. Un breve compendio del creato nell’abitazione dell’uomo. Fotomontaggio elementare degli oggetti che ricorrono nei nostri sogni nei nostri desideri.”


“Significato della casa qui presentata: nient’altro che un ‘promemoria’ (forse incompleto) del minimum di necessità materiali e spirituali che l’uomo d’oggi deve - o dovrebbe trovare appagate - in uno qualunque degli appartamenti standard nella grande città ex-tentacolare”

Luigi Figini in "Domus", marzo 1936

Nel 1978 Cesare Colombo realizza per la rivista "Abitare" un servizio fotografico che è un'importante testimonianza del fotoreportage d’autore degli anni Settanta, ma anche del dialogo tra verde e architettura, costantemente ricercato da Figini e Pollini nei loro lavori.

 

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© Cesare Colombo

L’esperimento di Figini si articola dunque in un arco temporale lungo decenni: la casa al villaggio dei Giornalisti rimarrà per tutta la vita la dimora dei due coniugi. Nel corso dei decenni, l’architettura razionalista viene messa alla prova dallo scorrere degli anni e dall’avvicendarsi delle stagioni e degli eventi meteorologici: le fotografie di Cesare Colombo testimoniano anche l’evolversi dell’abitazione, e la sua trasfigurazione ad opera della natura.

“Io proprio questo ho voluto. Ho desiderato circondarmi di un bosco”, spiega l’architetto nel 1976.

 

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© Cesare Colombo

Negli anni Settanta Villa Figini era ormai riconosciuta come un’opera miliare del razionalismo italiano e ne è testimonianza anche l’intervista realizzata da Franco Purini per la trasmissione RAI "Architettura italiana tra le due guerre" e andata in onda il 2 dicembre 1976: l’architetto spiega, a distanza di quarant’anni, le sue scelte tecniche ed espressive ma anche la difficile ricezione da parte del vicinato nei confronti di questa architettura allora così sperimentale. 

Nel Fondo Figini-Pollini è presente una trascrizione dell’intervista, e ulteriori appunti di Figini sulla genesi della casa, consultabili online. L’intervista è conservata da RAI Teche e può essere visualizzata a questo link.

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