Casa d'Arte Futurista Depero
La Casa d'Arte Futurista Depero è l'unico museo fondato da un futurista – lo stesso Depero, nel 1957 – in base a un progetto dissacrante e profetico: innovazione, ironia, abbattimento di ogni gerarchia nelle arti. Depero, un vero pioniere del design contemporaneo, curò personalmente ogni dettaglio: i mosaici, i mobili, i pannelli dipinti. Morì nel 1960, poco dopo l’apertura. Il 17 gennaio 2009, in occasione del centenario del Futurismo, il Mart ha ridefinito le potenzialità del Museo, restituendo una seconda vita a Casa Depero.
Un complesso restauro, firmato dall’architetto Renato Rizzi, ha recuperato le zone originali progettate dall’artista, completandole con due nuovi livelli ispirati direttamente al gusto di Fortunato Depero. Dentro si possono ammirare dipinti, disegni, tarsie in panno, mobili e giocattoli. L'edificio si trova a dieci minuti di cammino dal Mart, nell’elegante centro storico della Rovereto medioevale.
Scopri Casa Depero
"L’architettura (…) dovrebbe già di per se stessa dare e avere l’impronta del museo. Dovrebbe costituire il marchio di fabbrica, la sigla di attrazione, il fascino dell’ambiente e la veste di suggestiva propaganda nonché di onorifica e dignitosa ospitalità dell’opera"
Fortunato Depero, 1957
Le origini
La Casa d’Arte Futurista Depero, seconda sede del Mart a Rovereto, nasce da un progetto di ampliamento e restauro del Museo Depero, fondato dall’artista trentino nel 1959 come primo e unico museo futurista in Italia.
Nel 1957 Fortunato Depero firma una convenzione con il Comune di Rovereto che prevede l’utilizzo di uno spazio pubblico per esporre le opere e i materiali d’archivio ancora in suo possesso. In cambio della possibilità di utilizzare i tre piani di questo antico edificio, già ospizio e poi Banco dei pegni, Depero si impegna a lasciare alla comunità un fondo composto da circa 3.000 oggetti. Il museo viene inaugurato dall’artista solo un anno prima della sua morte e gestito poi dalla moglie Rosetta, prima di passare definitivamente sotto il controllo della municipalità.
Il restauro
Il progetto di ristrutturazione, curato dall’architetto Renato Rizzi e completato nel 2009 in occasione del centenario del Futurismo, valorizza gli edifici storici (oltre all’edificio originario, Casa Caden è stata completamente svuotata per far posto agli spazi di servizio e accoglienza), con scelte pensate per renderlo più funzionale pur rispettandone l’integrità.
Le scale e alcuni degli spazi espositivi non sono direttamente addossati alle mura perimetrali. Un’intercapedine corre lungo tutti i tre piani del palazzo, dando la sensazione che il museo sia racchiuso all’interno dell’edificio come uno scrigno. Un piano alla volta, si scopre il mondo fantastico di Fortunato Depero.
Casa Depero. Corte interna
Una passeggiata a Casa Depero
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Sala 1
Fortunato Depero, dopo aver concluso i suoi studi a Rovereto, scopre l’avanguardia futurista a Roma nel 1913. Due anni dopo figura ufficialmente nel gruppo degli artisti futuristi e pubblica con Giacomo Balla il manifesto “Ricostruzione futurista dell’Universo”, un testo che esprime a chiare lettere l’intenzione di non limitare il proprio campo d’azione alla pittura o alla scultura, per operare, piuttosto, una totale re-invenzione della vita quotidiana, nel segno della nuova estetica futurista.
All’origine di questa nuova concezione del fare artistico vi è la convinzione che non esistano arti maggiori e arti minori, e che il lavoro dell’artista debba investire la vita quotidiana per ridisegnarne forme e colori. Personaggio vulcanico, Depero affronta con lo stesso entusiasmo pittura, scultura, design, pubblicità e teatro.
Nell’autoritratto "Diabolicus" (1924-26) lo possiamo vedere in un’immagine eroica e vagamente mefistofelica, alla conquista di montagne dolomitiche che, stilizzate alle sue spalle, sembrano prefigurare il gigantismo delle architetture newyorchesi, che l’artista scoprirà di lì a pochi anni, quando si trasferirà in America.
Fortunato Depero, “Diabolicus”, 1924-26
Fortunato Depero, “Diabolicus”, 1924-26, olio su tela, Mart
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Sala 2. Eco della Stampa
La sala è stata concepita da Depero come un vero e proprio monumento alla sua attività. L’arredo e la decorazione della sezione “Eco della stampa”, che raccoglie numerosi esempi del suo lavoro di illustratore e grafico in campo editoriale, sono tutti progetti dell’artista.
Tra i volumi a stampa spicca il celebre “Libro imbullonato”, dalla caratteristica fustellatura. La copertina in cartone, infatti, è chiusa da bulloni di alluminio, ma un’edizione limitata presentava anche la copertina in metallo, in anticipo di cinque anni sul libro-litolatta di Marinetti.
In questo libro straordinario, che risente della nuova estetica meccanicistica, Depero riassume i suoi primi quindici anni di attività, raccoglie testi programmatici che trattano il tema della pubblicità e dell’arte (tra cui il manifesto “Necessità di auto-rèclame”), sperimenta nuove forme di rilegatura, comunicazione visiva e tipografia.
Il libro è stato uno strumento promozionale non solo dell’attività artistica di Depero, ma anche della casa editrice fondata dall’amico Fedele Azari.
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Sala 3. Auto-réclame
Anche negli anni trascorsi a New York (1928-30) Depero realizza diverse copertine per riviste a larga diffusione come “Vanity Fair” e “Vogue”. Nei bozzetti per la prima rivista si riconoscono diversi personaggi del caravanserraglio fantastico che dal palcoscenico dei “Balli plastici” si riversa, nel corso degli anni Venti, in molte altre creazioni di Depero.
Nelle illustrazioni per “Vogue” si avverte più forte l’influsso modernista e il tentativo di adeguarsi all’ambiente americano. Nei bozzetti a tempera dai toni azzurrati la figura femminile è quasi sempre protagonista, rappresentata da silhouette allungate ed eleganti, di gusto art decó.
Frutto di un originale equilibrio tra l’immaginario fantastico tipico dell’arte di Depero e questo nuovo stile americano è, invece, la copertina di “Sparks”, rivista dei grandi magazzini Macy’s. Depero ritaglia agili silhouette che ritmano in modo dinamico lo spazio, prediligendo direttrici diagonali e illuminandole con geometrici prismi di luce. Il risultato è elegante e allo stesso tempo divertente.
Nell’autunno del 1928, Depero apre a New York una filiale della Casa d’Arte per tentare la diffusione dei suoi prodotti sul mercato americano. Purtroppo, l’impresa fallisce dopo pochi mesi, scontrandosi con un mercato più conservatore di quello europeo e ormai dominato dalla produzione industriale.
Per i cartelli e le locandine che pubblicizzano la “Depero’s Futuristic-House” l’artista elabora una grafica che riflette la suggestione esercitata su di lui dal nuovo ambiente, con i suoi vertiginosi grattacieli e le scritte luminose che accentuano il dinamismo di una città in costante movimento.
In questi lavori continua ad affermarsi con forza l’importanza dei caratteri tipografici e il gioco del lettering, che sempre più spesso sostituisce le figure (come la divertente “Palestra tipografica” del 1930, con le lettere umanizzate).
Fortunato Depero, "Bozzetto di locandina Depero’s Futuristic-House", 1928-29
Fortunato Depero, "Bozzetto di locandina Depero’s Futuristic-House", 1928-29, inchiostro di china su carta, Mart, Fondo Depero
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Sala 4. Rovereto
La sala è stata progettata da Depero in segno di riconoscenza al Comune di Rovereto, che gli aveva messo a disposizione lo spazio per mostrare le proprie opere. Ornano la sala diversi pannelli decorativi dipinti a olio o a tempera nel tipico stile dell’artista negli anni Cinquanta: forme stilizzate e ispirate all’estetica della macchina, dalle tinte fredde e tendenti al monocromo.
Nel pannello centrale del trittico l’artista rappresenta Rovereto affastellando edifici storici e moderni in un intreccio, più che con un contrasto, di vecchio e nuovo. Si riconoscono monumenti che caratterizzano la città, come il castello e alcune chiese, che nella visione futurista di Depero partecipano alla spinta verticale dei nuovi grattacieli, in un fervore costruttivo simboleggiato dai ponteggi e dalle gru, nell’epoca di ricostruzione post-bellica.
I due pannelli laterali, infatti, alludono esplicitamente al tema della guerra, con il monumento ai caduti (la celebre Campana) e le “vampe eroiche” di chi ha combattuto nei due conflitti mondiali.
I pannelli sul tema dei costumi italici, invece, sono il frutto di una lunga collaborazione con l’ENIT (Ente Nazionale Italiano Turismo), per il quale l’artista realizza numerosi allestimenti e opere decorative pensate per propagandare le attrattive delle regioni italiane all’estero. Questi lavori sono caratterizzati da una minor sintesi, un’abbondanza di dettagli di carattere folcloristico e dall’assenza di dinamismo.
La sala è completata dai busti commemorativi di Depero e di sua moglie Rosetta, opera dello scultore roveretano Eraldo Fozzer, e da una serie di pannelli pubblicitari che Depero definisce "ARALDICA INDUSTRIALE", in quanto ricordano degli stemmi municipali o nobiliari. Questi nascono da un’originale operazione di sponsorizzazione, ideata da Depero per finanziare, in parte, la realizzazione del suo museo. L’artista propone a ditte o società del territorio la vendita di uno spazio pubblicitario al prezzo di 100.000 lire al mq. Ciò spiega la presenza degli originali stemmi che rappresentano la Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, la Società Agricoltori della Vallagarina o la fabbrica di avvolgibili Komarek.
Casa Depero. Sala “Rovereto”
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I mobili
L’allestimento di una selezione di mobili prodotti da Casa d'Arte nel corso di vent’anni ci permette di osservare la differenza tra l’uso tradizionale del legno, decorato con la tecnica della tarsia in differenti colori, e l’impiego di un nuovo materiale “autarchico” brevettato dalle Cartiere Giacomo Bosso, il buxus, che Depero adotta entusiasticamente negli anni Trenta.
Si tratta di un’alternativa economica alla tarsia in legni pregiati, poiché il buxus si ottiene dalla cellulosa colorata in pasta tinta all’anilina. Il composto viene poi pressato ed essiccato in fogli sottili, che possono essere facilmente ritagliati e incollati per rivestire mobili in legno grezzo. La tecnica, dunque, ricorda quella del collage e delle tarsie in stoffa, tanto cara all’artista.
Casa Depero. I mobili
Piano 1
Gli Arazzi
Depero comincia a pensare alla possibilità di “dipingere con il panno colorato” durante il suo soggiorno a Capri, nell’estate del 1917.
I primi “arazzi sperimentali” sono realizzati da Depero e Rosetta proprio a Capri, mentre quelli esposti a Casa Depero sono il frutto del lavoro di abili cucitrici assoldate in seguito a Rovereto. Il disegno e la scelta dei colori sono rigorosamente a cura di Depero, ma sono Rosetta e le lavoranti della Casa d’Arte ad occuparsi della realizzazione pratica, che prevede il taglio dei singoli pezzi di panno di lana come da cartamodello, l’imbastitura su una tela di cotone tesa su telaio e la cucitura con piccoli punti di filo colorato tono su tono, in modo da essere praticamente invisibile.
“Il corteo della Gran Bambola” (1920) è uno dei primi grandi quadri in stoffa ad essere realizzati in questo modo per Umberto Notari, estimatore milanese del lavoro di Depero, che gliene commissiona due per la Sala da fumo della sua villa a Monza. In quest’opera, ma anche in una di qualche anno dopo (“Festa della sedia”, 1927), si possono osservare i personaggi del teatro magico di Depero.
Nelle forme e nei colori delle tarsie in panno emergono sia suggestioni di folklore orientale - assorbito dall’artista negli anni della sua frequentazione dei Balletti Russi - che spunti mediterranei. Ne sono un esempio il carretto siciliano ne “La festa della sedia” o la figura in primo piano di “Serrada” (1920).
In comune con i dipinti del periodo caprese questi “arazzi” hanno anche l’uso della prospettiva multipla e gli scorci diagonali a piani slittanti che caratterizzano lo sfondo e il paesaggio.
“Diavoletti neri e bianchi. Danza di diavoli” (1922) è uno dei pochi arredi superstiti di un allestimento di decorazione di interni curato da Depero a Roma, per un locale notturno chiamato “Il Cabaret del Diavolo”, inaugurato nel 1922 nei sotterranei dell’Hótel Elite et des Etrangers. Per le tre sale del locale Depero progetta tutti gli arredi, ispirati ai temi di paradiso, purgatorio e inferno, con uno stile giocoso e fantastico come quello di questo quadro in stoffa.
Da sapere
- L’allestimento delle sale di Casa Depero potrebbe subire delle variazioni in relazione al calendario espositivo del Mart.
- La sala al piano 2 è destinata a piccole mostre specifiche inerenti all’attività deperiana e ai suoi compagni di viaggio.