Archivio del ’900

  • Cartolina di Giovanni Segantini a Vittore Grubicy, 1895 circa

    Cartolina di Giovanni Segantini a Vittore Grubicy, 1895 circa

  • Claudio Parmiggiani, "Poema d'autobus", 1971

    Claudio Parmiggiani, "Poema d'autobus", 1971

  • Pagina dal quaderno di esercizi di lingua inglese di Fortunato Depero, 1928 circa

    Pagina dal quaderno di esercizi di lingua inglese di Fortunato Depero, 1928 circa

  • Guglielmo Achille Cavellini, "Continuo le mie mostre a domicilio", 1975

    Guglielmo Achille Cavellini, "Continuo le mie mostre a domicilio", 1975

  • Progetto di Giovanni Lorenzi per un albergo a Trento, 1935-1936

    Progetto di Giovanni Lorenzi per un albergo a Trento, 1935-1936

  • Niki De Saint Phalle, "My Love", 1970

    Niki De Saint Phalle, "My Love", 1970

Al Mart gli Archivi storici e la Biblioteca specialistica costituiscono l’Archivio del ’900: un laboratorio culturale in cui attività espositiva, studio e ricerca sono strettamente connessi.

Oltre 80 fondi librari e documentari di artisti, architetti, critici e gallerie integrano le Collezioni con documenti storici, oggetti personali degli artisti e materiali inediti, restituendo una narrazione del Novecento italiano unica nella sua articolazione e completezza.

La Biblioteca è specializzata nell’arte del XIX e XX secolo, con una particolare attenzione alle avanguardie. Conserva circa 1.600 testate di periodici e oltre 85.000 volumi monografici, fra i quali una ricca raccolta di editoria futurista originale, libri d’artista, riviste d’artista e più di 12.000 cataloghi di mostre.

Per ricerche negli Archivi storici è accessibile il Catalogo Integrato del Mart (CIM). Per cercare libri, articoli e risorse online della Biblioteca specialistica puoi consultare il catalogo del Sistema Bibliotecario Trentino (PRIMO).

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Servizi

Consultazione
L’assistenza agli utenti, l’orientamento e l’informazione sui documenti posseduti e la consultazione degli archivi sono gratuiti. Sono a disposizione dell’utenza strumenti informatici e a stampa per effettuare ricerche nel patrimonio del Museo.
Riproduzione e pubblicazione dei documenti
È disponibile un servizio di riproduzione digitale dei documenti, limitatamente al 15% di ciascun fascicolo. Le riproduzioni effettuate dal nostro personale, sia a scopo di studio che di pubblicazione, sono soggette al pagamento di tariffe stabilite dal Consiglio di Amministrazione del Mart e fissate nel Tariffario.

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Regolamento e carta dei servizi
Gli impegni dell’Archivio del ’900 nei confronti degli utenti, i servizi offerti, le condizioni di accesso e le norme comportamentali richieste a chi intende consultare archivi e biblioteca sono tutti indicati negli articoli del Regolamento e della Carta dei Servizi.

Carta dei Servizi

Informazioni
L’Archivio del ’900 si trova presso la sede del Mart in Corso Bettini 43, Rovereto TN
Contatti
Archivi storici
archives@mart.tn.it
Biblioteca specialistica
library@mart.tn.it
T. 0464 454156
Orari
Martedì - Giovedì 10.00 - 16.00
Venerdì 10.00 - 13.00
Per la documentazione d’archivio è necessario fissare un appuntamento.
Lettere dal fondo di Pompeo Borra

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Attività

Mostre

Gli Archivi storici selezionano la documentazione destinata ad affiancare le opere d'arte nelle sale di visita, progettano mostre dedicate ai fondi d’archivio e concedono in prestito i propri materiali per eventi in altre sedi.

Editoria

L'Archivio del ’900 cura specifiche collane editoriali, che raccolgono gli studi svolti a partire dai materiali conservati: i Quaderni d'architettura, i Documenti e gli Inediti, i Quaderni dell’Archivio di Nuova Scrittura e gli Inventari.

Approfondimenti

Patrimonio

Quando il Mart non esisteva ancora, il nucleo di quello che sarebbe diventato l’Archivio del ’900 si era già formato. Nel 1987, al momento della sua istituzione, il Museo ereditava il patrimonio della Galleria permanente e Museo Depero (1957) e di altri enti pubblici.

Il patrimonio lasciato al Comune di Rovereto dall’artista futurista Fortunato Depero e in seguito dall’architetto Angiolo Mazzoni annoverava migliaia di opere, libri e documenti. Questo lavoro è proseguito negli anni e ha messo a disposizione degli studiosi un numero sempre crescente di fondi documentari e librari relativi all'arte e all'architettura italiana del XX secolo. Fonti ricchissime - e in parte ancora inesplorate - per lo studio delle vicende storico-artistiche del secolo scorso.

Guida all'Archivio del ’900

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Gli Archivi storici

L'incremento del patrimonio archivistico ha seguito alcuni filoni tematici collegati alle origini delle raccolte e intrecciati col patrimonio della biblioteca, individuati in questi ambiti:

Il Futurismo

Negli anni Novanta il Mart ha accolto alcuni tra i più importanti archivi futuristi: il fondo delle segretarie di Marinetti, le sorelle Angelini; quello del giornalista e promotore culturale Mino Somenzi; le carte di Gino Severini, Thayaht, Tullio Crali, Giannina Censi, Carlo Carrà, Quirino De Giorgio, Giuseppe Preziosi, Luigi Russolo e Corrado Forlin. Queste acquisizioni hanno portato allo sviluppo di un Centro internazionale di studi, capace di generare nuove prospettive per la ricerca sul movimento d’avanguardia.
La raccolta futurista non ha mai cessato di crescere: in anni più recenti si sono aggiunti gli archivi di Mario Carli e Mario Dessy, le carte di Angelo Vignazia e Giannetto Malmerendi, il Fondo Cherini Morpurgo.

L’architettura

Grazie all’origine trentina di importanti personalità come Luciano Baldessari, Adalberto Libera, Ettore Sottsass sr, Gigiotti Zanini e Gino Pollini, il Mart ha avuto fin dagli esordi un’attenzione particolare nei confronti dell’architettura. A questi grandi nomi il Museo dedicava parallelamente una serie di rassegne nella sede storica di Palazzo delle Albere tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta.
Pur proseguendo su questa linea e accogliendo i fondi dei trentini Giovanni Lorenzi, Michelangelo Perghem Gelmi, Gian Leo Salvotti, negli anni l’Archivio ha aperto le porte anche a esponenti dell’architettura italiana del Novecento: sono entrati così a far parte del patrimonio i complessi documentari di Gaetano Ciocca, Francesco Mansutti e Gino Miozzo, Maurizio Mazzocchi, o - in anni più recenti - Roberto Narducci e Armando Ronca.

L'arte e la critica

Al momento della sua istituzione, il Mart annoverava già nel suo patrimonio archivi di fondamentale importanza per ricostruire il dibattito storico-artistico italiano del XX secolo: se i primi fondi (archivi di Carlo Belli, Silvio Branzi, Riccardo Maroni) sono giunti al Mart soprattutto grazie allo stretto legame dei loro produttori con il territorio trentino, i nuclei acquisiti successivamente sono pervenuti spesso in connessione all’attività espositiva del Museo (si vedano gli archivi di Karl Plattner e Vittore Grubicy) e comprendono le carte personali di artisti, scrittori, giornalisti e critici d’arte di importanza internazionale, protagonisti della storia dell’arte del Novecento (i fondi Mario Radice, Margherita Sarfatti, Enrico Baj, Agenore Fabbri).

Le ricerche verbo-visuali

Nel 1998, con il deposito del vasto patrimonio archivistico-librario dell’Archivio di Nuova Scrittura, il Mart ha ampliato i propri settori d’interesse alle ricerche verbo-visuali internazionali, eredi delle sperimentazioni tipografiche futuriste. Questa presenza ha favorito l’acquisizione di altri fondi archivistici e librari legati alle ricerche tra parola e immagine. Tra questi, oltre alla raccolta della collezionista Tullia Denza, la documentazione relativa a poeti visivi (Stelio Maria Martini, Ugo Carrega, Mirella Bentivoglio, Lamberto Pignotti), mail-artisti (Betty Danon, David Cole), protagonisti dell’ala creativa dei movimenti di contestazione (Pablo Echaurren, Giancarlo Pavanello), graphic designer (Leonardo Sonnoli, Piermario Ciani).

Curiosità dall'archivio

  • Un viaggio in Sicilia

    Un viaggio in Sicilia
    Nel 1934 Angiolo Mazzoni viaggia in Sicilia per partecipare all’inaugurazione del Palazzo delle poste di Palermo. Durante la sua breve permanenza, accompagnato dal direttore della rivista "Futurismo" Mino Somenzi e alcuni colleghi siciliani, l’architetto visita Segesta, Corleone, Cianciana e Agrigento. A ricordo di quelle giornate ci restano stampe fotografiche sia nell’archivio di Mazzoni che in quello di Somenzi. Una carrellata di immagini che ci portano nel cuore dell’entroterra siciliano fino a Girgenti, dove i nostri incontrano anche Luigi Pirandello.

  • Audiocassette nell'Archivio di Nuova Scrittura

    Audiocassette nell'Archivio di Nuova Scrittura
    Oltre a un centinaio di dischi d’artista e antologie di Poesia sonora, l’Archivio di Nuova Scrittura conserva 82 audiocassette con registrazioni amatoriali realizzate negli anni Novanta. Sono documentati momenti performativi come la “Non-conferenza” di Augusto De Campos (1991), interventi di artisti come Martino Oberto e cicli di incontri. Tutte le audiocassette sono state digitalizzate.

  • Un libro di casa

    Un libro di casa
    Nell’agenda delle sorelle Nina e Marietta Angelini, ‘fedelissime cameriere’ di Marinetti, sono annotate le spese ‘di casa’ da gennaio a luglio 1924. L'acquisto di un pollo, di zucchero, di asparagi e biglietti del tram affianca quello di un gilet di Depero o la nota “pagato a Bottega Poesia per disegni di Boccioni”. Le due segretarie, custodi e amministratrici dell’attività del movimento futurista, ci lasciano un racconto di quotidianità da cui traspaiono una miriade di notizie su relazioni, attività, stili di vita e situazione economica.

  • Inviti d'artista nel Fondo Baj

    Inviti d'artista nel Fondo Baj
    All’interno del Fondo Baj sono conservati numerosi inviti a mostre personali. Alcuni di questi sono vere e proprie opere d’arte grafica, frutto dell’intenzione dell’artista di trasformare anche un mezzo di comunicazione marginale in un progetto creativo. Particolarmente significativi risultano quello della mostra alla galleria Berggruen di Parigi (1963) in forma di folder, e i due inviti-oggetto delle personali allo Studio Marconi di Milano: una spilla (1967) e una cravatta di plastica (1969), entrambi indossabili il giorno dell’inaugurazione.

  • Chi ha inventato la bottiglietta?

    Chi ha inventato la bottiglietta?
    Seppur il nome di Fortunato Depero venga comunemente associato all’ideazione della celebre bottiglietta conica del Campari Soda, ciò non trova riscontro nel suo archivio, in cui l’artista metodicamente documentava le proprie creazioni. In mancanza di riferimenti specifici anche nella corrispondenza tra Depero e Davide Campari, sembra probabile che l’idea possa essere venuta proprio al titolare della ditta intorno al 1932, ispirato dalla forma dei calici nelle numerose pubblicità già realizzate dall’artista.

  • Uno scatto di Roma's Press Photo

    Uno scatto di Roma's Press Photo
    Nella Collezione Paolo Della Grazia troviamo una fotografia con annotazioni per il fotoritocco, scattata sul set di “La ragazza con la pistola” (1968). La pellicola di Mario Monicelli racconta di Assunta Patanè, una siciliana rapita e poi abbandonata. Per riparare l’onore della famiglia, la donna partirà alla ricerca dell’uomo che l’ha ingannata. Per questa interpretazione, Monica Vitti si aggiudicò il David di Donatello per la Migliore attrice protagonista (1969), il Nastro d’argento e il Premio S. Sebastiano.

  • Fonti per l'esoeditoria

    Fonti per l'esoeditoria
    I Fondi Fraccaro-Carrega, Pavanello, Martini e l’Archivio di Nuova Scrittura conservano innumerevoli documenti legati all’editoria indipendente artistica internazionale, soprattutto degli anni Settanta. Si tratta di fonti estremamente preziose per ricostruire il catalogo di molti artisti-editori sperimentali e per gettare luce sulla circolazione delle pubblicazioni individuali, distribuite talvolta in proprio, talvolta tramite librerie specializzate.

  • Fotografia futurista

    Fotografia futurista
    Tra le numerose fotografie conservate nei fondi futuristi si trovano anche alcuni fotomontaggi d’autore, annoverati oggi come opere d’arte a pieno titolo. Celebri, fra questi, alcuni ritratti che utilizzano la sovraimpressione per condensare in un’unica immagine diversi aspetti della vita e dell’opera di artisti e letterati. Tra questi il ceramista Ivos Pacetti, autore di un autoritratto in cui si sovrappongono alcune delle sue opere alla rivista “Futurismo”.

  • Accademia occupata!

    Accademia occupata!
    Alle accese contestazioni del 1968 fa riferimento questo volantino firmato da Roberto Malquori e dai Situazionisti scandinavi Jens J. Thorsen, Caesar, Jorgen Nash. Alla Biennale di Venezia gli artisti si uniscono agli studenti in protesta e vengono caricati la sera prima dell’inaugurazione ufficiale. Di tutta risposta, alcuni ritirano le loro opere, altri gettano tele in mare e rivoltano i dipinti verso le pareti, rivelando così la scritta “la Biennale è fascista”.

  • La porta della morte

    La porta della morte
    Le lettere scritte da Giacomo Manzù ai coniugi Cassinelli Pezzotta tra il 1947 e il 1964 raccontano il suo lavoro alla Porta di San Pietro in Vaticano. La Porta era stata commissionata da papa Giovanni XXIII, grande amico di Manzù. Il carteggio testimonia l’intensità dell’impresa durata anni, da un lato il “periodo migliore di studio e di lavoro” per l’artista, dall’altro motivo di una lunga “clausura”, indispensabile alla realizzazione dell’opera.

  • In attesa di partire

    In attesa di partire
    Legno e pietra, panche rustiche e coppie di sci. Siamo in una sala d’attesa della stazione di Bardonecchia ed è il 1933. L’architetto Roberto Narducci ha creato, all’interno come all’esterno, un edificio che presta attenzione al contesto, al clima e al paesaggio montano, ma anche ai viaggiatori che utilizzeranno il treno e che trovano appesi alle pareti tabelloni turistici di ogni parte d'Italia. La sala è immortalata dallo studio fotografico Gherlone.

  • La pazienza di un manichino

    La pazienza di un manichino
    Nell’autunno del 1942 Giuseppe Piombanti contatta la Invi di Ortisei in Val Gardena, produttrice di sculture lignee e di manichini per artisti, per chiedere il campionario dei vari modelli. Alla fine dell’anno seguente, l’artista ordina un manichino a grandezza naturale. A causa della guerra la produzione era stata convertita in protesi per i mutilati, ma il titolare Vincenzo Insam assicura che provvederà a soddisfare la sua richiesta. L’inasprirsi degli eventi bellici rende apparentemente impossibile la spedizione del pezzo, che avverrà solo nel giugno del 1946.

  • Ticò hollywoodiano

    Ticò hollywoodiano
    Un fotogramma della pellicola “Vacanze romane” nell’archivio di Alcide Ticò ricorda la sua apparizione nel famoso film. Il protagonista Joe Bradley chiama l’amico fotoreporter usando il telefono che si trova nell’atelier di uno scultore, interpretato proprio da Ticò. L’artista mette a disposizione della produzione hollywoodiana anche il suo appartamento. Il fotogramma correda l’articolo di Nando Giovinazzo, apparso sulla rivista “Quartieri alti. Rassegna di cronache mondane”.

  • Voli d'archivio

    Voli d'archivio
    Negli archivi di esponenti del Futurismo è frequente la presenza di fotografie personali che li ritraggono accanto o a bordo di aeroplani. Gli artisti futuristi manifestano infatti un autentico interesse per l’aviazione, una delle principali fonti ispiratrici della loro arte. La danzatrice Giannina Censi conserva nel suo archivio una foto della zia aviatrice Rosina Ferrario, da cui eredita la passione per l’aereo, che la porterà a compiere voli acrobatici con il campione mondiale Mario de Bernardi.

  • Arti decorative vs torte

    Arti decorative vs torte
    L’Archivio del ’900 custodisce alcuni fondi in cui è molto labile il confine tra la sfera professionale e quella personale del proprietario. È il caso del Fondo Duilio Cambellotti in cui è conservata una lettera di Francesco Sapori: su un lato il critico propone un incontro istituzionale, sull’altro la moglie dell'artista, Maria Capobianco, appunta la ricetta di una torta.

  • Giapponismi

    Giapponismi
    La passione per l’arte del Sol Levante accomuna Vittore Grubicy e Benvenuto Benvenuti, come testimoniano numerosi documenti all’interno dell’Archivio del ’900. Grubicy è tra i più precoci collezionisti di arte giapponese a Milano. Lo dimostra la carta da lettere che usa nel 1889 per scrivere da Parigi alla “Cara mammetta” Antonietta Grubicy Mola. Benvenuti testimonia in un suo taccuino come lo stile dell’arte nipponica fosse stato pienamente assimilato dall’arte occidentale all’inizio del XX secolo.

  • Foto d'architettura

    Foto d'architettura
    Attraverso i fondi dell’Archivio del ’900 è possibile ripercorrere tutta la storia della fotografia d’architettura, dalle albumine dei fratelli Alinari ai fotoreportage di Ugo Mulas e Fulvio Roiter negli anni Sessanta del secolo scorso. Il Fondo Figini-Pollini conserva questa fotografia della scala elicoidale della Stazione marittima Andrea Doria di Genova (architetto Luigi Vietti), scattata dallo Studio fotografico Marconi nel 1932 circa.

La Biblioteca specialistica

I fondi librari del Mart sono caratterizzati dalla presenza di raccolte bibliografiche appartenute ad artisti, architetti, critici d’arte. Queste biblioteche d’autore sono spesso integrate dalla documentazione degli Archivi storici e costituiscono uno strumento unico per la ricerca. Molti libri portano vecchie collocazioni, inserti, segni di attenzione, note manoscritte e dediche autografe che testimoniano l’attività intellettuale, la rete di relazioni, il contesto storico culturale dell’autore. Tra le raccolte particolarmente significative per essere state strumenti di lavoro e luogo di incontro ci sono l’ampia biblioteca di Carlo Belli e quella di Margherita Sarfatti.

Ai fondi librari storici si aggiungono i numerosi titoli della biblioteca corrente: una sezione che ha origine nelle raccolte librarie di Palazzo delle Albere, sede storica del Mart a Trento, e del Museo Depero, l’attuale Casa d’Arte Futurista Depero. Nel corso degli anni la politica di scambi, donazioni e acquisizioni ha permesso l’incremento di questo patrimonio che ad oggi conta circa 40.000 volumi. Oltre che strumento di consultazione interno all’istituzione, la biblioteca è diventata così punto di riferimento anche per studenti universitari, ricercatori e specialisti del settore.

Parte integrante dell’attività della Biblioteca è l’impegno nella digitalizzazione e nell’indicizzazione di documenti rari, difficili da reperire o soggetti a deterioramento, come i periodici di ricerca artistica e di critica d’arte della seconda metà del Novecento. Per favorirne la consultazione, anche a distanza, il Mart ha aderito a progetti di banche dati in collaborazione con enti universitari e di ricerca:

Capti

È un progetto di digitalizzazione e consultazione online di riviste d’arte del Novecento realizzato in collaborazione con il Laboratorio per le arti visive della Scuola Normale Superiore di Pisa, l’Università degli Studi di Udine e l’Università degli Studi di Siena. L’acronimo sta per “contemporary art archives periodicals texts illustrations” e il suo obiettivo è di analizzare la diffusione della cultura contemporanea, approfondendo temi come il rapporto tra cultura ‘alta’ e cultura ‘bassa’. Delle ventuno riviste digitalizzate, diciotto sono conservate nei fondi librari Archivio di Nuova Scrittura, Enrico Baj e Stelio Maria Martini della Biblioteca del Mart.

Consulta la banca dati del progetto Capti

Engibank

Engineering and Architecture Database è l’indice bibliografico della Biblioteca di Ingegneria dell'Università degli Studi di Trento e della Biblioteca del Mart che ha messo a disposizione le raccolte - in alcuni casi complete - delle annate storiche di testate italiane di architettura molto diffuse, come “Casabella” e “Domus”, e di riviste di ambito internazionale di più rara reperibilità, presenti nei fondi librari storici appartenuti ad architetti.

Consulta la piattaforma Engibank

Archivio possessori

La Biblioteca del Mart, con le altre biblioteche di conservazione del Sistema Bibliotecario Trentino, partecipa al censimento di antichi possessori e note di possesso promosso dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. L'Archivio dei possessori è un progetto di rilevazione e documentazione fotografica dei dati dei contrassegni di possesso degli stampati e dei manoscritti della Biblioteca Nazionale Marciana e delle biblioteche partecipanti, avviato nel 2014. È un archivio di immagini, complementare ai cataloghi, creato allo scopo di individuare anche visivamente i contrassegni di provenienza.

Consulta la banca dati

Edizioni futuriste

  • Bruno Aschieri, “L'aeropoema futurista dei legionari in Spagna. Parole in libertà futuriste”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1941

    Bruno Aschieri, “L'aeropoema futurista dei legionari in Spagna. Parole in libertà futuriste”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1941
    La prima apparizione del termine "aeropoesia" avviene in un manifesto pubblicato nel febbraio 1931 sulla rivista "IMPERO ITALIANO". Come nel caso dell'aeropittura, l'aeropoesia si proponeva di esprimere a parole un concetto spaziale, preferibilmente connesso all'idea del volo. Quest'ultima, infatti, sintetizzava i concetti più avanzati del Futurismo: l'esaltazione della velocità, la potenza della macchina, la capacità di mettere in gioco la propria vita, e rifletteva la costante marinettiana della guerra come sola igiene del mondo. In "L’aeropoema futurista dei legionari in Spagna" Aschieri ha riportato la propria esperienza di soldato volontario nella guerra di Spagna. Notevoli sono anche le sperimentazioni tipografiche messe in campo in questa raccolta poetica.

  • Giacomo Balla, Fortunato Depero, “Ricostruzione futurista dell'universo”, Direzione del Movimento Futurista, Milano 1915

    Giacomo Balla, Fortunato Depero, “Ricostruzione futurista dell'universo”, Direzione del Movimento Futurista, Milano 1915
    "Ricostruzione futurista dell’universo" rimanda in premessa ai precedenti Manifesti futuristi. Balla e Depero si firmano "Astrattisti futuristi" e, proponendo e teorizzando la realizzazione dell’opera d’arte attraverso l’utilizzo di differenti materiali (metalli, tessuti, vetri, sostanze liquide), dichiarano: "Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell'universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto."

  • Piero Bellanova, “Bombardata Napoli canta. Aeropoema futurista”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1943

    Piero Bellanova, “Bombardata Napoli canta. Aeropoema futurista”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1943
    L'ultimo libro pubblicato dalle Edizioni futuriste di "Poesia" è l'aeropoema "Bombardata Napoli canta" di Piero Bellanova. Siamo nell'agosto del 1943, alla vigilia dello sbarco degli alleati a Salerno. La copertina di Prampolini ritrae il Vesuvio tra esplosioni di note musicali. La raccolta è preceduta dall' "Aeropoema collaudo" di Marinetti e contiene quattro tavole: "Inferno di battaglia aerea sul paradiso del Golfo" di Gerardo Dottori, "Seduttore di nuvole" di Tullio Crali, "Velocità di motoscafo" di Benedetta Cappa e "Il poeta Marinetti al fronte russo" di Enrico Prampolini. Bellanova, firmatario nel 1939 con Marinetti e Luigi Scrivo del "Manifesto futurista del romanzo sintetico", scrisse l'anno successivo il primo romanzo sintetico italiano: "Picchiata nell’amore".

  • Paolo Buzzi, “L'esilio. Poema in prosa”, Edizioni di "Poesia", Milano 1906

    Paolo Buzzi, “L'esilio. Poema in prosa”, Edizioni di "Poesia", Milano 1906
    Paolo Buzzi fu uno dei primi aderenti al movimento futurista e collaborò con la rivista "Poesia" fin dalla sua fondazione, occupandosi della sezione di critica letteraria. "L’esilio", opera in tre parti di cui la biblioteca del Mart possiede la seconda e la terza, fu pubblicato sulla rivista marinettiana e vinse il concorso nazionale indetto dalla rivista stessa. Il testo indaga in profondità la crisi morale e spirituale della buona borghesia lombarda, spesso con toni lirici che hanno portato la critica (quella di Marinetti in primis) a definire questo testo più un poema che un romanzo, nonostante la sua forma in prosa.

  • Francesco Cangiullo, “Piedigrotta. Col Manifesto sulla declamazione dinamica sinottica di Marinetti”, Edizioni di "Poesia", Milano 1916

    Francesco Cangiullo, “Piedigrotta. Col Manifesto sulla declamazione dinamica sinottica di Marinetti”, Edizioni di "Poesia", Milano 1916
    "Piedigrotta" è un dramma parolibero nel quale vengono messi in ridicolo il chiaro di luna napoletano, il virtuosismo musicale e le processioni tradizionali dell’omonima festa popolare partenopea. Il testo è scritto nel 1913 e rappresentato l’anno successivo in due serate futuriste presso le gallerie Sprovieri di Roma e Napoli, alle quali partecipano, tra gli altri, Marinetti, Balla, Depero, Folgore e Sironi. L’evento è il primo di questo genere in Italia e inaugura la dissacrante stagione dell’avanguardia performativa. Pubblicato nel 1916, il testo è introdotto dal "Manifesto futurista della declamazione dinamica e sinottica" di Marinetti. Cangiullo è autore anche della grafica di copertina.

  • Benedetta Cappa, “Le Forze umane. Romanzo astratto con sintesi grafiche”, Franco Campitelli Editore, Foligno 1924

    Benedetta Cappa, “Le Forze umane. Romanzo astratto con sintesi grafiche”, Franco Campitelli Editore, Foligno 1924
    Benedetta Cappa fu allieva di Giacomo Balla e artista futurista, promotrice della aeropittura, declinazione pittorica formalizzata con un Manifesto nel 1931. "Le forze umane" è uno degli esperimenti letterari portati avanti da Cappa. Racconto di formazione a sfondo autobiografico, descrive il penoso formarsi della protagonista nel suo passaggio dall'infanzia all'età adulta attraverso il confronto, spesso doloroso, con il mondo esterno. La prosa, molto in linea con i dettami della letteratura futurista, si unisce a interventi paroliberi tipicamente marinettiani e a tavole grafiche elaborate da Cappa, tra cui anche quella riportata sulla copertina del romanzo.

  • Carlo Carrà, “Guerra pittura. Futurismo politico, dinamismo plastico, 12 disegni guerreschi, parole in libertà”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1915

    Carlo Carrà, “Guerra pittura. Futurismo politico, dinamismo plastico, 12 disegni guerreschi, parole in libertà”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1915
    Carlo Carrà è stato senza dubbio uno dei più convinti futuristi, interventista entusiasta e firmatario sia del "Manifesto dei pittori futuristi" sia del "Manifesto tecnico della pittura futurista", entrambi del 1910. "Guerra pittura" è un manifesto personale, artistico e politico di cui già il sottotitolo racchiude alcuni concetti fondamentali della prima ideologia futurista, come il pensiero marinettiano della guerra quale igiene del mondo e del "passatismo" come nemico assoluto. Le idee di Carrà vengono espresse attraverso l’uso di molteplici linguaggi: dalla parola, mai pura e semplice ma sempre influenzata dal Paroliberismo, fino alla grafica e alla pittura.

  • Franco Casavola, “Avviamento alla pazzia. Preparazione graduale attraverso i luoghi comuni”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1924

    Franco Casavola, “Avviamento alla pazzia. Preparazione graduale attraverso i luoghi comuni”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1924
    Il romanzo si inserisce perfettamente nella rivoluzione letteraria marinettiana: sono molti gli interventi paroliberi che si inframezzano al testo che, anche nel contenuto, è di difficile inquadramento. In parte romanzo e in parte poema, questo flusso di coscienza dell'autore viene ampiamente lodato dallo stesso Marinetti in una introduzione al testo: "I pazzi escono dalla città disciplinata e si avviano verso il bosco […] Seguiteli, o lettori, imitatene tutte le mosse con religiosa attenzione, ne sarete grati a Casavola, poiché se non godrete tutte le voluttà profonde della pazzia, vi sentirete peraltro, a lettura compiuta, meno cretini."

  • Enrico Cavacchioli, “Le ranocchie turchine. Col manifesto del Futurismo di F.T. Marinetti”, Edizioni di "Poesia", Milano 1909

    Enrico Cavacchioli, “Le ranocchie turchine. Col manifesto del Futurismo di F.T. Marinetti”, Edizioni di "Poesia", Milano 1909
    Benché il siciliano Enrico Cavacchioli sia tra i firmatari del Manifesto futurista "Uccidiamo il Chiaro di Luna!", dove dichiara di volere "preziosi gingilli da rompere… città da schiacciare, formicai umani da sconvolgere", la sua raccolta di poesie "Le ranocchie turchine" risente ancora dell'aurea crepuscolare dannunziana impostata su moduli tradizionali (quartine in rima ed endecasillabi esatti). I versi "Danzan le rane in loro coppie ignude / inclinandosi al suono che s'inchina; / strilla la ranocchietta più turchina / nascondendosi dentro alla palude" valgono come esempio di una poetica lontana dalle parole in libertà e dallo stile futurista nonostante sia presente, in apertura del volume, il "Manifesto" di Marinetti.

  • Castrense Civello, “Aria madre. Glorificazione dell'aviazione italiana in versi liberi e parole in libertà”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1941

    Castrense Civello, “Aria madre. Glorificazione dell'aviazione italiana in versi liberi e parole in libertà”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1941
    Fu proprio a partire dalla raccolta di componimenti "Aria madre", vincitrice del Premio Aeronautico Letterario Fiera di Padova del 1938 e pubblicata nel 1941 nelle Edizioni futuriste di "Poesia", che Castrense Civello venne riconosciuto come uno dei massimi autori di aeropoesia. Le immagini evocate dal poeta, sostiene Marinetti nell’introduzione, "prendono ad una ad una il volo e brillano in alta quota con violenza rettilinea"; in esse l’orgoglio patriottico si sposa con la "piacevolezza delle osservazioni di tecnico del volo e con le meravigliose visioni dall’alto". Le parole del titolo, in copertina, assumono graficamente la forma di un aeroplano, la cui fusoliera brilla come il metallo su uno sfondo azzurro-cielo.

  • Gilbert Clavel, Fortunato Depero, “Un istituto per suicidi”, Bernard Lux, Roma 1917

    Gilbert Clavel, Fortunato Depero, “Un istituto per suicidi”, Bernard Lux, Roma 1917
    "L’edifizio la interesserà certamente, signore, la pietra, l’impianto igienico e le pitture artistiche. Una vera e propria istituzione sociale […]." Nel 1907 lo svizzero Gilbert Clavel si stabilisce in Italia tra Positano e Capri, divenendo punto di riferimento per gli artisti e gli intellettuali italiani e stranieri che frequentano l’isola, tra i quali P. Picasso, J. Cocteau e F. T. Marinetti. Conosce Fortunato Depero nel 1917 e dal sodalizio tra i due nasce questo libro, racconto fantastico corredato da nove xilografie nel testo e da otto tavole in bianco e nero realizzate appositamente dall’artista.

  • Tullio D’Albisola, “L'anguria lirica. (Lungo poema passionale)”, Edizioni futuriste di "Poesia"; Lito-latta, Roma, Savona 1934

    Tullio D’Albisola, “L'anguria lirica. (Lungo poema passionale)”, Edizioni futuriste di "Poesia"; Lito-latta, Roma, Savona 1934
    Questo "lungo poema passionale" di Tullio d’Albisola (alias Tullio Mazzotti), sapientemente illustrato da Bruno Munari, rappresenta il secondo e ultimo esempio di Lito-latta dopo "Parole in libertà futuriste tattili-termiche olfattive". La prefazione del testo è a cura di Marinetti, mentre il ritratto dell’autore e la grande marca parolibera Lito-Latta sono entrambi di Nicolay Diulgheroff. La sua distribuzione, come riportano le notifiche della polizia, venne sospesa a causa della riproduzione al suo interno di "due nudi femminili" e venne ripresa grazie all’intervento di Marinetti. Dell'opera è nota anche una versione edita su carta illustrata da Nino Strada.

  • Ennio De Concini, “Aeropoesie futuriste di bombardamenti”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1941

    Ennio De Concini, “Aeropoesie futuriste di bombardamenti”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1941
    Filippo Tommaso Marinetti, nell'introdurre le aeropoesie del diciottenne Ennio De Concini, futuro sceneggiatore e vincitore del Premio Oscar per la commedia "Divorzio all’italiana", evidenzia come l'autore sia riuscito nell’intento di "determinare accordi musicali rumoristi per esprimere le sue trasfigurazioni di bombardamenti e battaglie". La raccolta di versi, stampata nello Stabilimento Tipo-Litografico Vittorio Ferri di Roma nell'ottobre del 1941, presenta in copertina due bombardieri disegnati da Alfredo Ambrosi. La copia dell'Archivio di Nuova Scrittura in deposito presso il Mart presenta una dedica autografa dell’autore.

  • Fortunato Depero, “Spezzature (Impressioni segni ritmi)”, Rovereto 1913

    Fortunato Depero, “Spezzature (Impressioni segni ritmi)”, Rovereto 1913
    Pubblicata nel giugno del 1913, "Spezzature" è la prima opera di Depero. Si tratta di una raccolta di prose diaristiche ("Impressioni") e poesie a versi liberi ("Ritmi") interamente illustrata dall’autore con piccole incisioni tra il grottesco e il simbolismo liberty. La sezione "Segni" (pagine 33-58) è stampata su carta patinata e raccoglie 12 tavole in bianco e nero a piena pagina. Nel dicembre dello stesso anno Depero visita a Roma una mostra di Boccioni, conosce Balla, Cangiullo e Marinetti e ha inizio la svolta futurista.

  • Fortunato Depero, “Depero futurista", Dinamo Azari, Milano 1927

    Fortunato Depero, “Depero futurista", Dinamo Azari, Milano 1927
    Il libro imbullonato è uno dei primi libri d'artista moderni e uno dei capolavori del Futurismo italiano assieme a "Bïf§ZF" (1915) di Soffici e alle litolatte "Parole in libertà futuriste tattili termiche olfattive" (1932) di Marinetti e Tullio D'Albisola e "L'anguria lirica" (1933) di Tullio D'Albisola e Bruno Munari. Depero lo pubblica nel 1927 per documentare il suo lavoro al culmine del successo in Italia e per promuovere il marchio Depero a New York, dove l'artista si trasferirà nel 1928. A metà tra il meccanico e il fantastico, l'aggressivo e il giocoso, Depero lo definiva "pericoloso" e ricordava “non si può collocare in libreria, fra gli altri volumi e neppure sugli altri mobili che potrebbe scalfire […] deve essere adagiato sopra un coloratissimo e soffice-resistente cuscino-„Depero‟[…].”

  • Fortunato Depero, “Citrus: rivista mensile della Camera Agrumaria”, Messina 1928

    Fortunato Depero, “Citrus: rivista mensile della Camera Agrumaria”, Messina 1928
    La Camera Agrumaria, che già nel 1926 aveva chiesto la collaborazione di Depero a scopi pubblicitari, commissionò all’artista le copertine per la sua rivista "Citrus" di cui la prima edita nel 1927. Nella copertina del n. 3/1928, l’artista utilizza una figura di selvaggetto che sorseggia una limonata, recuperando così l’idea del bevitore realizzata per il Bitter Campari. Il soggetto della copertina proposta per tutto il 1927 e ripresa nel biennio 1929-1930 è un albero di limone in cui le forme geometricamente sproporzionate rendono con efficacia la centralità del frutto come protagonista. L’intreccio fra richiamo figurativo e sintesi grafica, le tinte piatte e gli accostamenti cromatici audaci richiamano immediatamente la firma dell’artista.

  • Fortunato Depero, “Movie makers: magazine of the Amateur cinema league, inc.”, Amateur Cinema League, inc., New York 1929

    Fortunato Depero, “Movie makers: magazine of the Amateur cinema league, inc.”, Amateur Cinema League, inc., New York 1929
    Fascicolo numero 12 del dicembre 1929 della rivista mensile "Movie Makers" con copertina realizzata da Depero durante il soggiorno a New York. Alcuni studi per l’illustrazione fatti dall’artista vennero considerati "un po’ selvaggi" e non corrispondenti al gusto dei lettori. La versione scelta, di incisiva semplicità, presenta pochi ed emblematici elementi: un proiettore con bobina e pellicola, che rimandano immediatamente al mondo cinematografico.

  • Fortunato Depero, “News auto atlas: United States & Canada and metropolitan New York”, The News, New York 1930

    Fortunato Depero, “News auto atlas: United States & Canada and metropolitan New York”, The News, New York 1930
    Pubblicato nel 1930 dal "Readers’ Service Bureau" del quotidiano newyorkese "The News", lo stradario "News auto atlas" fornisce mappe dettagliate di vari stati americani. La copertina, realizzata da Depero, unisce elementi tratti dal contesto metropolitano come automobili, pedoni, semafori a richiami tipicamente rurali come alberi, uccelli e attrezzi del mondo contadino. L’attività di call center, da cui trae ispirazione l’artista per alcuni soggetti della quarta di copertina, permetteva al quotidiano di essere costantemente aggiornato sulle preferenze dei lettori nella pubblicazione e distribuzione di inserti e gadget, fra cui lo stesso stradario.

  • Fortunato Depero, “Numero unico futurista Campari”, Davide Campari & C., Milano 1931

    Fortunato Depero, “Numero unico futurista Campari”, Davide Campari & C., Milano 1931
    "Benché io dipinga giornalmente quadri di libera ispirazione, con eguale armonia di stile, con lo stesso amore, con non minore entusiasmo e cura, esalto con la mia fantasia prodotti industriali nostri." Album fuori commercio ideato come omaggio propagandistico del Bitter Campari con copertina e illustrazioni nel testo di Depero. "La presente pubblicazione, nonostante la sua evidenza utilitaria e il suo scopo pubblicitario, è concepita con un sincero senso d’arte." Discostandosi da chi guarda al mondo di "immagini passatiste e lirismo medievale", Depero si colloca tra i futuristi che "rivolsero tutte le loro attenzioni e tutta la loro sensibilità verso ogni ardita modernità, estraendo da essa uno stile nuovo e dinamico."

  • Fortunato Depero, Mario Castagneri, “New York: Film vissuto: Primo libro parolibero sonoro”, 1931

    Fortunato Depero, Mario Castagneri, “New York: Film vissuto: Primo libro parolibero sonoro”, 1931
    Il pieghevole pubblicizza il progetto - mai realizzato - del primo libro parolibero sonoro, di cui verranno pubblicati i testi nel corso degli anni Trenta su alcuni periodici e pubblicazioni d’autore. Il libro avrebbe dovuto raccogliere l’esperienza dell’artista a New York tra "illustrazioni, tavole parolibere, liriche, paesaggi tipografici" con due dischi fuori testo incisi dall’autore. Il design e il layout, in pieno stile parolibero, vennero curati da Depero; in copertina una fotoriproduzione di Mario Castagneri, fotografo vicino ai futuristi, in cui il volto di Depero si staglia su uno sfondo di grattacieli fra di loro compenetrati e confusi.

  • Fortunato Depero, “Saggio futurista 1932. Numero unico redatto dal pittore-poeta Fortunato Depero in occasione della venuta nel Trentino di S. E. Marinetti”, Tipografia Mercurio, Rovereto 1932

    Fortunato Depero, “Saggio futurista 1932. Numero unico redatto dal pittore-poeta Fortunato Depero in occasione della venuta nel Trentino di S. E. Marinetti”, Tipografia Mercurio, Rovereto 1932
    Numero unico interamente curato da Depero. Ne esistono due differenti tirature: una con copertina su fondo viola e blu, e l’altra - più rara - con copertina su fondo oro e rosa. Il volume raccoglie vari documenti tra cui un suo intervento pronunciato a New York e a Rovereto in onore di Marinetti. Contiene, inoltre, scritti paroliberi di quest’ultimo, un testo di Russolo sull’"Enarmonismo", due tavole a colori che riproducono due lavori di Depero nonché il suo testo "New York – Film vissuto", progetto di cui annuncia qui la preparazione.

  • Fortunato Depero, “Dinamo futurista”, Tipografia Mercurio, Rovereto 1933

    Fortunato Depero, “Dinamo futurista”, Tipografia Mercurio, Rovereto 1933
    "Dinamo Futurista fissa, documenta e illustra con ordine e chiarezza la vasta opera del Futurismo di ieri, di oggi e di domani." Mensile diretto e disegnato da Depero "sotto l’alto patronato di F. T. Marinetti" e pubblicato dal febbraio al giugno 1933. I primi due numeri danno spazio non solo ai suoi lavori ma anche a quelli dei giovani futuristi veneti – la cosiddetta "Terza Generazione". Il terzo e ultimo fascicolo (n. 3-4-5, giugno 1933) è interamente dedicato a Umberto Boccioni. La rivista chiude per gli eccessivi costi di pubblicazione e gli scarsi ricavi, ma quanto realizzato basta per affermarla come una delle pubblicazioni periodiche futuriste più interessanti, sia per la grafica sia per i contenuti.

  • Fortunato Depero, “Liriche radiofoniche”, Morreale, Milano 1934

    Fortunato Depero, “Liriche radiofoniche”, Morreale, Milano 1934
    Il 22 settembre 1933 Marinetti pubblica sulla "Gazzetta del Popolo" il "Manifesto futurista della Radio". L’anno successivo Depero produce questa raccolta di liriche che definisce "radiofoniche" perché, scrive nell’introduzione, "[…] alcune di esse furono create espressamente per radio-trasmissioni e perché le altre contengono pure gli elementi necessari che le radiotrasmissioni esigono." Elementi come brevità, varietà, soggetto contemporaneo, stile simultaneo, lirismo poetico fuso con il lirismo fonico, sonoro e rumorista, onomatopee e linguaggi inventati.

  • Fortunato Depero, “Bilancio 1913-1936”, Tipografia Romano Manfrini, Rovereto 1936

    Fortunato Depero, “Bilancio 1913-1936”, Tipografia Romano Manfrini, Rovereto 1936
    Così scrive Depero nella prefazione: "Ho composto il presente fascicolo per inquadrare in ordine di materia e di tempo la mia varia attività artistica: plastica, pittorica, letteraria, decorativa e orale che ho svolto fino a tutto il 1936. L’ordine d’altronde è indispensabile per l’organicità di ogni attivismo. Nello stesso tempo questo "Bilancio 1913-1936" può essere un buon biglietto di presentazione. A chi lo sfoglia può parlare rapidamente dei miei ventiquattro anni di vita artistica, quindi non mi sembra inutile."

  • Fortunato Depero, “Festa dell’uva: Rovereto XIV: numero unico”, Tipografia Manfrini, Rovereto 1936

    Fortunato Depero, “Festa dell’uva: Rovereto XIV: numero unico”, Tipografia Manfrini, Rovereto 1936
    Numero unico composto da interventi lirici e illustrazioni dedicate alla vendemmia e al piacere del vino, realizzato da Depero e altri artisti e autori trentini tra i quali Pancheri, Iras Baldessari, Barozzi, Casalini, Costa e Piccoli. L'edizione viene pubblicata in occasione della Festa dell’uva tenutasi a Rovereto nel 1936, per dare all'evento "originalità e imponenza". La regia di Depero è evidente nell’esecuzione della copertina così come nei contributi interni; risalta il carro allegorico Monopoli, la cui realizzazione è documentata da alcune fotografie conservate nel Fondo Depero dell’Archivio del ’900 al Mart.

  • Fortunato Depero, “96 tavole a colori per I dopolavoro aziendali in Italia", Tipografia Manfrini, Rovereto 1938

    Fortunato Depero, “96 tavole a colori per I dopolavoro aziendali in Italia", Tipografia Manfrini, Rovereto 1938
    Album promozionale fuori commercio che raccoglie le 96 tavole commissionate all’artista dalla Direzione Generale dell’opera Nazionale Dopolavoro per censire e illustrare, per ciascuna delle 93 province italiane dell’epoca, i dopolavoro pubblici e privati. Depero realizza la parte illustrativa con immagini simboliche di ciascuna provincia, seguite da un motto del Duce ad essa dedicato.

  • Fortunato Depero, Riccardo Sani (ditta), “Autarchia IRR: rinnovamento del mobilio e vasto sviluppo dell'intarsio”, Autarchia IRR, Trento 1939

    Fortunato Depero, Riccardo Sani (ditta), “Autarchia IRR: rinnovamento del mobilio e vasto sviluppo dell'intarsio”, Autarchia IRR, Trento 1939
    Interamente curata da Depero sia nei contenuti sia nella grafica, la brochure pubblicizza il laboratorio Autarchia IRR nato dalla collaborazione tra il mobilificio trentino Riccardo Sani di Gino, le cartiere Giacomo Bosso di Torino e Depero nel ruolo di designer. "Irr" significa "irrazionalista". Il materiale autarchico è il buxus (prodotto plastico malleabile a base di cellulosa). Depero auspica di conferire "originalità ed individualità specifica al mobilio decorato mediante i suoi sgargianti intarsi, ravvivando nell’artigianato la poesia del mestiere, la poesia della tecnica dell’intarsio che era stata perduta."

  • Fortunato Depero, “Fortunato Depero nelle opere e nella vita”, TEMI (Tipografia Editrice Mutilati e Invalidi), Trento 1940

    Fortunato Depero, “Fortunato Depero nelle opere e nella vita”, TEMI (Tipografia Editrice Mutilati e Invalidi), Trento 1940
    È la più sistematica, seriosa ed esaustiva autobiografia che Depero realizza, in carta patinata e tiratura limitata - per un totale di 600 esemplari numerati - documentando con propri testi e opere i circa trent’anni di attività artistica alle spalle. Ormai quarantottenne e maestro di riferimento nell’ambito futurista, Depero dà alle stampe il volume "allo scopo di presentare in un quadro completo la mia attività nota solo in parte e sparpagliata per ogni dove, nonché per ritrarre da questo esame consuntivo energie per affrontare nuove mete e impormi altri compiti, onde concludere più saldamente."

  • Fortunato Depero, “So I think so I paint: ideologies of an italian self-made painter”, Casa editrice Mutilati e Invalidi, Trento 1947

    Fortunato Depero, “So I think so I paint: ideologies of an italian self-made painter”, Casa editrice Mutilati e Invalidi, Trento 1947
    "You may say: this book (if you consider it a book) or, this dictionary (if you consider it a dictionary) is too personal. But this is its character. It is a review of voices, of ideas, of confessions, of observations, of explanations, of intimate and public dialogues, a kind of diary of one’s lived daily dream." Il testo ripropone in forma riassunta "Fortunato Depero nelle opere e nella vita" (1940) e lo fa rivolgendosi direttamente al pubblico anglofono oltreoceano, in lingua inglese, grazie alla traduzione di Raffaella Lotteri. L’artista roveretano partirà poco dopo alla volta di New York, per il suo secondo, travagliato e ultimo soggiorno negli Stati Uniti che durerà fino al maggio del 1949.

  • Fortunato Depero, “88a mostra Depero: pittura e arte applicata 1915-1951: prima presentazione di pittura nucleare”, 1951

    Fortunato Depero, “88a mostra Depero: pittura e arte applicata 1915-1951: prima presentazione di pittura nucleare”, 1951
    L’88a mostra di Depero ebbe luogo a Rovereto nel 1951, come si legge nell’introduzione "al ritorno dal suo secondo soggiorno americano dopo le recenti affermazioni di Zurigo, Milano e Venezia." La mostra ripercorre i 40 anni di carriera artistica dell’autore sottolineandone la poliedricità tra disegni a matita, penna e carbone, dipinti, mosaici in stoffa e buxus. L’esposizione ebbe luogo all’inizio di un nuovo ciclo artistico, quello che fece seguito al lancio del "Manifesto della pittura e plastica nucleare".

  • Fortunato Depero, “94a mostra Depero”, TEMI, Trento 1953

    Fortunato Depero, “94a mostra Depero”, TEMI, Trento 1953
    È il catalogo della 94a ed ultima importante mostra di Depero, una grande antologica che ripercorre le tappe dell’intera carriera dell’artista, tenutasi presso il Palazzo della Camera di Commercio di Trento dal 28 marzo al 16 aprile 1953. La copertina è realizzata dallo stesso Depero, nel testo sono raccolte le critiche e brevi recensioni di diversi autori. Sedici tavole con le zincografie delle sue opere più importanti, complete di didascalia, chiudono il volumetto.

  • Fortunato Depero, “Antibiennale: requisitoria di Fortunato Depero: Venezia 1954”, Tipografia Manfrini, Rovereto 1955

    Fortunato Depero, “Antibiennale: requisitoria di Fortunato Depero: Venezia 1954”, Tipografia Manfrini, Rovereto 1955
    "Visto e considerato che non mi è mai stato possibile di raggiungere una onesta, ragionevole ed amichevole intesa con la Biennale di Venezia […] ho deciso di rompere i miei rapporti con gli attuali dirigenti di questo ente. […]" Depero, rifiutato alla Biennale del 1952 e a quella di San Paolo dell’anno seguente, nella sua accusatoria enumera documenti, domande e ragionamenti a dimostrazione dell’ingiusto trattamento riservatogli. Il volumetto include anche un articolo di Lionello Fiumi e una lettera dell’avvocato Carlo Accetti.

  • Fortunato Depero, “Rinnovamento della Sala del Consiglio provinciale del maestro Fortunato Depero: Trento 1953-1956”, Provincia autonoma di Trento. Giunta, Trento 1956

    Fortunato Depero, “Rinnovamento della Sala del Consiglio provinciale del maestro Fortunato Depero: Trento 1953-1956”, Provincia autonoma di Trento. Giunta, Trento 1956
    Testimonianza dell’intenso lavoro di Depero, intrapreso dal 1953 al 1956, per la realizzazione della decorazione della Sala del Consiglio Provinciale di Trento. L’imponente apparato decorativo, che interessò porte, mobili, finestre ed enormi pannelli dipinti a olio, si propone come una reinterpretazione stilistica delle peculiarità di cultura e luoghi trentini. L’artista dà spazio alle specificità architettoniche e paesaggistiche così come ai temi del lavoro, della tradizione religiosa e dei costumi folkloristici.

  • Fortunato Depero, “Dizionario volante Depero: voci e significati - aneddoti e opere”, Museo storico Depero. Galleria permanente, Rovereto 1956-1957

    Fortunato Depero, “Dizionario volante Depero: voci e significati - aneddoti e opere”, Museo storico Depero. Galleria permanente, Rovereto 1956-1957
    "Non voglio darmi l’aria di giudice infallibile, di didattico padreterno, ma, quaranta e più anni di […] contatti e vita artistica, penso mi possano permettere di esporre quanto penso e conosco." L’opera prende la forma di un dizionario in fogli sciolti in cui Depero espone, sotto forma di voci e capitoli, alcune sue riflessioni e conoscenze sull’arte moderna, alternate ad alcuni aneddoti e descrizioni delle sue opere.

  • Mario Dessy, “Vostro marito non va? ... Cambiatelo!”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1919

    Mario Dessy, “Vostro marito non va? ... Cambiatelo!”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1919
    "Vostro marito non va? … Cambiatelo!" è la raccolta di un dramma in sette sintesi e di altre quattordici sintesi teatrali, dove ciascuna esemplifica una particolare situazione scenica. Nella parte iniziale, a mo' di premessa, il libro contiene il manifesto "Il teatro futurista sintetico (Atecnico – Dinamico – Simultaneo – Autonomo – Alogico – Irreale)" firmato da Marinetti, Settimelli e Corra e una successiva breve riflessione elaborata da Dessy in merito alla rivoluzione approntata dai futuristi in ambito teatrale. Dessy auspica che questo suo lavoro, in cui vengono sperimentati i dettami elencati nel manifesto futurista, possa influenzare il teatro a lui contemporaneo, ridonandogli vitalità e dinamicità.

  • Farfa, “Noi miliardario della fantasia”, La Prora, Milano 1933

    Farfa, “Noi miliardario della fantasia”, La Prora, Milano 1933
    La grafica della copertina e il layout delle poesie sono stati pensati dallo stesso Farfa, pseudonimo di Vittorio Osvaldo Tommasini. In copertina l’autore riporta un suo fotoritratto con un casco d'alluminio e la dicitura "Farfa poeta record nazionale vincitore del primo circuito di poesia futurista infrontato con casco lirico d’alluminio". "Noi miliardario" è da considerarsi come la summa della poetica farfariana, divisa, come afferma il letterato Angelo Barile nel 1935, fra la "ricchezza di natura poetica e la povertà di controllo". L’opera è infatti formata da ben 266 liriche che Farfa compose senza badare alla metrica e alla sintassi, cantando in versi, come scrive Luigi Pennone "dai temi eterni ed universali ai fatterelli di cronaca spicciola […]".

  • Luciano Folgore, “Ponti sull'Oceano. Versi liberi (lirismo sintetico) e parole in libertà”, Edizioni di "Poesia", Milano 1914

    Luciano Folgore, “Ponti sull'Oceano. Versi liberi (lirismo sintetico) e parole in libertà”, Edizioni di "Poesia", Milano 1914
    Luciano Folgore (pseudonimo di Omero Vecchi) aderisce al Futurismo già nel 1909. Assieme ad Auro D’Alba, Corrado Govoni e Aldo Palazzeschi diviene il punto di riferimento per quanti, non accettando in pieno le estremizzazioni del Paroliberismo, costituirono l’ala moderata del movimento futurista. In "Ponti sull’Oceano" Folgore mette in campo la teoria da lui elaborata nel manifesto "Lirismo sintetico e sensazione fisica" che riscrive in chiave moderata i precetti marinettiani e reintroduce il termine "lirismo" proponendo uno stile nominale che preveda il solo uso di sostantivi. La copertina è una composizione parolibera di Antonio Sant’Elia.

  • Alceo Folicaldi, “La vetrina dei chilometri”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1935

    Alceo Folicaldi, “La vetrina dei chilometri”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1935
    Marinetti, nella lettera introduttiva di "La vetrina dei chilometri", scriveva rivolgendosi a Folicaldi: "Tu sei fra coloro (e non sono molti) che hanno una sensibilità parolibera". Il poeta futurista romagnolo, infatti, che già dal 1919 aveva mostrato le sue abilità pubblicando diverse raccolte di versi, è l'autore di altri due poemi paroliberi, "Nudità futuriste" (1933) e "Divinità spiraliche" (1934), oltre che della raccolta di poesie parolibere "L'altalena dei sensi" (1934). La copertina, in brossura stampata in blu e rosso, deve l’ideazione grafica all’autore.

  • Filippo Tommaso Marinetti, “Zang tumb tuuum. Adrianopoli ottobre 1912. Parole in libertà”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1914

    Filippo Tommaso Marinetti, “Zang tumb tuuum. Adrianopoli ottobre 1912. Parole in libertà”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1914
    "Zang tumb tuuum" è considerato il capostipite dei libri paroliberi e segna l’inizio della rivoluzione tipografica futurista. L’autore fa utilizzo delle "parole in libertà", tecnica di scrittura futurista che abolisce nessi sintattici tradizionali come articoli, avverbi e aggettivi e predilige l'uso di termini onomatopeici e artifici verbo-visivi. Marinetti redige così il più originale reportage dell’assedio di Adrianopoli della prima guerra balcanica. Una prima parte dell’opera viene declamata da Marinetti già nel febbraio 1913 a Berlino e nel marzo dello stesso anno viene pubblicata su "Lacerba".

  • Filippo Tommaso Marinetti, “Les mots en liberté futuristes”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1919

    Filippo Tommaso Marinetti, “Les mots en liberté futuristes”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1919
    Questo portfolio tascabile è una mini-antologia degli scritti e degli esperimenti tipografici di Marinetti che qui mette in campo le sue teorie sul Paroliberismo elaborate nel "Manifesto tecnico della letteratura futurista" (1912) e riprese anche nel successivo "Distruzione della sintassi/Immaginazione senza fili/Parole in libertà" (1913). "Les mots en liberté futuristes" ha un ingegnoso design tipografico e un layout esplosivo: i suoi diversi stili e dimensioni di carattere sfidano le tradizionali regole di struttura e punteggiatura e annunciano una rivoluzione nella moderna comunicazione visiva.

  • Filippo Tommaso Marinetti, “8 anime in una bomba. Romanzo esplosivo”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1919

    Filippo Tommaso Marinetti, “8 anime in una bomba. Romanzo esplosivo”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1919
    Potremmo definire l'opera un romanzo psicologico di nuovo tipo: Marinetti esegue una sorta di spettrografia ironica della propria psiche e ne individua, come componenti, le otto anime che, unite in una miscela esplosiva e racchiuse in una bomba di 92 chili, esploderanno contro "lo stesso lurido minestrone austro-tedesco pieno di colera pidocchi preti moralisti spie professori e poliziotti". Tipograficamente il testo è molto interessante: ogni capitolo, corrispondente a una delle otto anime, è stampato con un carattere diverso. Gli interventi paroliberi, tuttavia, sono molto più contenuti rispetto ad altri di Marinetti.

  • Filippo Tommaso Marinetti, Tullio D’Albisola, “Parole in libertà futuriste tattili-termiche olfattive”, Edizioni futuriste di "Poesia"; Lito-latta, Roma; Savona 1932

    Filippo Tommaso Marinetti, Tullio D’Albisola, “Parole in libertà futuriste tattili-termiche olfattive”, Edizioni futuriste di "Poesia"; Lito-latta, Roma; Savona 1932
    "Parole in libertà futuriste tattili-termiche olfattive" di Marinetti è il primo libro metallico realizzato dalla Lito-latta, ditta di Savona specializzata nella produzione di contenitori metallici con stampa litografata che già aveva lavorato per Farfa e per altri artisti futuristi. Diversamente dalle sperimentazioni paroliberiste del primo Futurismo, il libro non è più espressione totale di un autore unico, ma frutto della collaborazione tra un poeta e un artista grafico ed è un esempio di quella "ricostruzione futurista dell’universo" che interessava l’arte e gli oggetti della vita quotidiana. Tullio d’Albisola è l’inventore della veste tipografica: i bordi interni delle pagine in latta litografata sono ripiegati su fili di rame che ruotano dentro un tubolare di latta cromata (il dorso). Djulgheroff è l’autore del marchio riprodotto all’interno.

  • Pino Masnata, “Tavole parolibere”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1932

    Pino Masnata, “Tavole parolibere”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1932
    Pubblicate nel 1932 ma iniziate già negli anni Dieci dopo l'incontro con Marinetti, le "Tavole parolibere" di Pino Masnata sono "analogie disegnate" in cui il senso della parola è descritto anche graficamente dal modo in cui essa è disposta nella pagina: l’immagine aggiunge forza e pregnanza, sottolineandone il significato. Scrive Marinetti nella prefazione: "Le parole in libertà […] sono la totale liberazione della poesia da tutti i metodi e particolarmente da questi due cifrari strangolatori dell’ispirazione: la sintassi e la prosodia." Masnata rispetta i presupposti teorici di Marinetti, ma il suo Paroliberismo, influenzato dalla sua esperienza di drammaturgo, si differenzia da quello degli altri poeti futuristi. In copertina, la tavola parolibera "Incomprensione", del 1924.

  • Armando Mazza, “Firmamento. Con una spiegazione di F. T. Marinetti sulle parole in libertà”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1920

    Armando Mazza, “Firmamento. Con una spiegazione di F. T. Marinetti sulle parole in libertà”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1920
    Il volume "Firmamento" comprende 37 liriche parolibere, composte fra il 1915 e il 1920, ed è senza dubbio uno tra i più rappresentativi testi appartenenti a questa avanguardia poetica. Si avvale di una prefazione in cui Marinetti, oltre a lodare Mazza e i suoi lavori, racconta e spiega il Paroliberismo: "Le nostre tavole parolibere ci distinguono finalmente da Omero poiché non contengono più la successione narrativa ma la poliespressione simultanea del mondo."

  • Aldo Palazzeschi, “Il codice Perelà. Romanzo futurista”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1911

    Aldo Palazzeschi, “Il codice Perelà. Romanzo futurista”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1911
    Il romanzo si presenta come un testo teatrale, dove la vicenda si ricostruisce unicamente attraverso i dialoghi tra i personaggi. Perelà è un uomo di fumo, leggero e di poche parole, che esce dall’"utero nero" del suo camino per muoversi nel mondo, incontrarsi e scontrarsi con la realtà, la politica, la religione, la guerra, l’amore. "- La guerra! Piombo…ferro…acciaio…ma non sono queste cose molto pesanti? - Naturalmente. Non si può mica farsi sul nemico con dei confetti. Ma voi cosa siete? - Io sono…un…molto leggero sì, un uomo molto leggero."

  • Bruno Giordano Sanzin, “Infinito (parabola cosmica)”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1933

    Bruno Giordano Sanzin, “Infinito (parabola cosmica)”, Edizioni futuriste di "Poesia", Roma 1933
    Con il poema parolibero "Infinito" lo scrittore futurista Bruno Giordano Sanzin ha affrontato il tema filosofico della cosmogonica conflittualità tra positivo e negativo, usando uno stile che alterna i modi paroliberi con brani di carattere riflessivo in prosa. È caratteristico del libro l'alternarsi improvviso di concezioni astratte a immagini di umana concretezza, secondo una tecnica di scrittura che, secondo Marinetti, "riesce a dare al lettore un’idea dell’atonia assoluta e della non-sensazione." L’interessante concezione grafica della copertina, opera dell’artista Enrico Prampolini, incastra i caratteri del titolo con la tridimensionalità di una cornice geometrica rettangolare sulla quale si appoggiano liberamente le forme di alcuni corpi celesti.

  • Ardengo Soffici, “Bïf§zf + 18. Simultaneità. Chimismi lirici”, Edizioni della Voce, Firenze 1915

    Ardengo Soffici, “Bïf§zf + 18. Simultaneità. Chimismi lirici”, Edizioni della Voce, Firenze 1915
    Opera di poesia sperimentale dai sentori pre-dadaisti e dal titolo bizzarro che attinge ai refusi di stampa e al gioco enigmistico, "Bïf§zf + 18" è uno dei testi più importanti di Ardengo Soffici. Alla prima e più rara pubblicazione del 1915 in grande formato segue quattro anni dopo la ben più celebre ristampa in versione accresciuta; in entrambi i casi, la copertina è disegnata dallo stesso autore. Caratterizzante è la presenza delle tematiche dei "Poètes maudits", care a Soffici grazie ai suoi soggiorni parigini, all’amicizia con Apollinaire e alla sua profonda ammirazione per Rimbaud. In forte contrapposizione con la poetica marinettiana, l’opera si attesta come revisione del suo impegno avanguardistico all’interno della compagine futurista, in linea con la tendenza alla moderatezza ideologica e pragmatica della frangia toscana.

  • Giuseppe Steiner, “Stati d'animo disegnati”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1923

    Giuseppe Steiner, “Stati d'animo disegnati”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1923
    Questo testo rappresenta uno snodo fondamentale nell’evoluzione della poesia parolibera futurista oltre che essere precursore della poesia visuale, avanguardia poetica che si svilupperà nella seconda metà del Novecento. La raccolta di poemi grafici è introdotta dal manifesto "Stati d’animo disegnati o Precipitati Psichici" nel quale Steiner spiega come l’urgenza di esternare sensazioni interiori trova nel segno grafico, e non nella pittura né nella parola, il mezzo più adeguato e puro di espressione.

  • Volt (Vincenzo Fani Ciotti), “Archi voltaici. Parole in libertà e sintesi teatrali”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1916

    Volt (Vincenzo Fani Ciotti), “Archi voltaici. Parole in libertà e sintesi teatrali”, Edizioni futuriste di "Poesia", Milano 1916
    Volt (pseudonimo del conte Vincenzo Fani Ciotti) si avvicina al Futurismo nel 1916, dopo aver conosciuto Marinetti a Viareggio. Oltre a scrivere il "Manifesto della moda femminile futurista", pubblicato nel 1920, e "La fine del mondo", romanzo che anticipa il genere fantascientifico, Volt è tra i creatori del Teatro sintetico, un nuovo stile che vuole armonizzare il teatro con la velocità del nuovo secolo e con la sensibilità futurista. In "Archi voltaici" troviamo poesie parolibere di grande sperimentazione grafica e tipografica e, appunto, sintesi teatrali: copioni molto brevi, veloci, ironici, principalmente di tema politico. La raccolta si chiude con "Amooooore", una sintesi teatrale parolibera in tre scene stampata su un grande foglio ripiegato.

  • “Poesia. Rassegna internazionale diretta da F. T. Marinetti”, Milano 1905-1909

    “Poesia. Rassegna internazionale diretta da F. T. Marinetti”, Milano 1905-1909
    La rivista internazionale "Poesia" venne fondata a Milano nel 1905 da Filippo Tommaso Marinetti ed ebbe come condirettori Sem Benelli e Vitaliano Ponti. Presto la rivista divenne non solo il trampolino di lancio e il luogo di aggregazione di moltissimi autori, ma anche l’organo di stampa ufficiale del Futurismo. "Poesia" è caratterizzata da pagine di carta tirata a mano, un formato rettangolare ad album e un’elegante copertina policroma disegnata dal pittore e incisore pre-surrealista Alberto Martini. L’immagine allegorica, raffigurante la vittoria della poesia sull’idra marina, sarà regolarmente riprodotta da un fascicolo all’altro con l’unico cambiamento del colore di fondo. Nel n. 7/8/9 del 1909 venne pubblicato anche il celebre manifesto marinettiano "Uccidiamo il Chiaro di Luna!".