Stella per purificare le parole

Gilberto Zorio

1978

Gilberto Zorio, Stella per purificare le parole, 1978, pelle, legno, cavo di acciaio, alcool, giavellotto, Mart

Gilberto Zorio, Stella per purificare le parole, 1978, pelle, legno, cavo di acciaio, alcool, giavellotto, Mart

Artista
Zorio Gilberto (1944)
Titolo
Stella per purificare le parole
Data
1978
Tecnica
pelle, legno, cavo di acciaio, alcool, giavellotto
Ubicazione
Esposto al Mart
Tipologia
scultura
Dimensioni
stella 212 x 222 x 12 cm
giavellotto 262 x 4 x 4 cm
opera allestita 126 x 222 x 230 cm
Collezione
Mart
Numero di inventario
MART 470

L'opera

L’opera presenta due elementi che ritornano in molte altre opere di Zorio, la stella ed il giavellotto, sollevati dal suolo con un cavo d’acciaio che sembra sottolinearne la leggerezza. Questi sono simboli che rappresentano il mondo metafisico (la stella) e la morte (il giavellotto). Gilberto Zorio nelle sue opere è attento alle variazioni chimiche prodotte dal contatto tra il metallo e gli acidi, che trasformano la materia e le fanno cambiare colore. La sua opera si basa sulle potenzialità e l’energia che la materia possiede: l’artista sembra volere spingere i materiali che costituiscono le sue opere fino al loro limite naturale.

L'artista

All'Accademia di Belle Arti di Torino, a cui si iscrive nel 1963 per studiare pittura, conosce Pistoletto, Mondino, Gilardi e Penone. Tuttavia si dedica presto alla scultura e, già nel 1968, tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Sperone di Torino. Si allinea subito alle posizioni del movimento dell'Arte Povera, col quale partecipa a diverse esposizioni nel 1967 e nel 1968. Nella produzione di Zorio si individuano elementi ricorrenti, quali la stella che rimanda al mondo metafisico, il giavellotto che simboleggia il potere della morte e la canoa come elemento che indica il passaggio tra quelle due realtà. Frequentemente le sue forme sono realizzate con materiali fragili, in contrasto talvolta con le dimensioni della scultura stessa. In questo modo l'artista evidenzia la precarietà della realtà fisica.

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