Quaderni ADAC 1. Laurina Paperina

Collana e volume a cura di Gabriele Lorenzoni
Coordinamento editoriale: Lodovico Schiera
Testo critico: Chiara Agnello
Progetto grafico: Headline, Rovereto
Editing: Daniela Trentin
Traduzioni: Eurotrad, Urbino
Crediti fotografici: Michael Barth - VAF-Stiftung; Denis Mortell - Rubicon gallery; Zelda Graphic
Edizioni Mart, 2018

  • "How to Kill the Artists - Vincent Van Gogh" (dettaglio dell'opera), 2009, tecnica mista su carta, 15 x 20 cm, Courtesy l’artista

    "How to Kill the Artists - Vincent Van Gogh" (dettaglio dell'opera), 2009, tecnica mista su carta, 15 x 20 cm, Courtesy l’artista

  • "Social Care Bears" (dettaglio dell'opera), 2017, tecnica mista su legno, 30 x 30 cm, Courtesy l’artista

    "Social Care Bears" (dettaglio dell'opera), 2017, tecnica mista su legno, 30 x 30 cm, Courtesy l’artista

  • "The Last Judgment" (dettaglio dell'opera), 2017-2018, tecnica mista su tela, 196 x 227 cm, Courtesy Studio d’Arte Raffaelli

    "The Last Judgment" (dettaglio dell'opera), 2017-2018, tecnica mista su tela, 196 x 227 cm, Courtesy Studio d’Arte Raffaelli

  • "Riders of the Lost Heads" (dettaglio dell'opera), 2016, tecnica mista su tela, 185 x 230 cm, Courtesy Studio d’Arte Raffaelli

    "Riders of the Lost Heads" (dettaglio dell'opera), 2016, tecnica mista su tela, 185 x 230 cm, Courtesy Studio d’Arte Raffaelli

  • Laurina Paperina nel suo studio

    Laurina Paperina nel suo studio

Bio Intervista tratta da Quaderni ADAC 2018

“Mi piace creare mondi nuovi da mondi passati”.

Laurina Paperina è nata alla fine degli anni Novanta: “all’inizio, si trattava di uno dei miei personaggi, una bambina impacciata, con i piedi a papera, protagonista di una serie di disegni che avevo presentato nel 2001 ad una collettiva presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, firmandomi con il mio vero nome. Alcuni anni dopo Fabio Cavallucci mi ha suggerito di trasformare quel personaggio in pseudonimo, siglando i miei lavori direttamente come Laurina Paperina. Da allora si è generata una sovrapposizione totale fra il mio personaggio e me stessa e mi sono trasferita a Duckland, dove tuttora risiedo! Chissà, forse un giorno abbandonerò Laurina Paperina, tornerò me stessa…”.

Laurina Paperina utilizza l’ironia come strumento di espressione e di condivisione, non di difesa. La sua vocazione per l’arte è autentica e negli anni l’ha coltivata con caparbietà: “ho sempre disegnato. Il mio sogno, dopo quello di diventare un Cavaliere dello Zodiaco, è da subito stato quelli di diventare una fumettista professionista. Con una compagna di classe inventavo e disegnavo comics e manga fin dalle elementari”.

L’infanzia trascorre in un piccolo paese del Trentino, Mori, non distante da Rovereto, dove il concetto di artista era legato a una pratica hobbistica: “artista era il pittore figurativo della domenica. Io invece avrei voluto fare la scuola del fumetto, mi sentivo diversa. Solo in un secondo tempo, alla fine delle scuole superiori, ho scoperto l’opera di Keith Haring e il mondo street/underground - urban e ho capito che anche il disegno fumettistico poteva avere un ruolo importante nel mondo dell’arte contemporanea! Haring è stato il primo amore artistico della mia vita: era un disegnatore compulsivo, che non si limitava alle strisce ma invadeva con il suo tratto ogni superficie, fino ad arrivare a oggetti e pareti intere. Negli anni, ho lavorato anch’io su ogni superficie, dalle piastrelle del bagno ad una Ape Piaggio, che ho ribattezzato Pape Mobile. È un grande gioco, ho creato molti personaggi usa e getta, degli antieroi del quotidiano, estremamente deboli e sfigati, senza virtù e qualità. La Pape Mobile è il mezzo di trasporto di uno di questi antieroi”. 

La conoscenza di Haring la spinge a mettersi alla ricerca di altri riferimenti, dando il via a quel consumo di immagini bulimico che sarà caratteristica di tutta la sua opera, sempre in bilico fra riferimenti alla storia dell’arte e alla cultura alta e alla vita quotidiana della società del consumo di massa. In particolare, accoglie gli stimoli che provengono dalla società degli anni Novanta attraverso il filtro della televisione commerciale: “gli anni Novanta sono davvero lo specchio della mia generazione! Il trash televisivo, la cultura bassa, non intesa come underground ma come vera e propria mediocrità estetica e di pensiero ci veniva imposta tramite la televisione, non si poteva proprio evitare. Ho assorbito tonnellate di serie TV, cartoni animati, film, video”. 

I riferimenti al mondo in cui l’artista è cresciuta si sedimentano e vengono elaborati e ri-creati: “una volta un giornalista ha scritto di me che sono un frullatore, che trita cose diverse e le rende qualcosa di nuovo. Io ho aggiunto che quella cosa nuova è una poltiglia. Anzi, a me piace l’immagine del vomito. Ecco”. 

Ma nello stesso tempo “ci sono stati Basquiat e Botticelli, tutta la storia dell’arte italiana e la musica punk, la Transavanguardia e il mondo californiano degli anni Settanta/Ottanta, il mondo skater. Io sono l’antisport fatta a persona, ma in un’altra vita mi piacerebbe essere una skater, soprattutto per quello che rappresenta: in questa vita in realtà ho sempre preferito la dimensione dello studio a quello della strada. Il mio primo studio è stata la mia cameretta in casa dei miei genitori, dove disegnavo sul pavimento, ovunque e ho fatto sulle pareti i miei primi murales. Questo era un posto dove potevo fare quello che volevo, cioè disegnare all’infinito, nei limiti di questi spazi piccoli: per questo all’inizio lavoravo su fogli di piccole dimensioni, che poi assemblavo in installazioni”. 

Laurina Paperina si iscrive all’accademia di Belle Arti di Verona: ha ormai maturato la precisa esigenza di dedicarsi all’arte: “l’Accademia di Verona per me è stata uno spazio di creatività libero: anche se Verona è una città molto tranquilla, un po’ provinciale, a differenza di altre Accademie con più studenti qui ho potuto trovare uno spazio di lavoro, con uno studio a me riservato dove poter sperimentare, sporcare, immaginare. In questi anni mi sono avvicinata alla pittura, in una accezione molto libera, istintiva, alla Basquiat”. I suoi soggetti prediletti sono già ispirati agli eroi dei cartoons e dei fumetti. “Ho poi cercato di ripulire il segno il più possibile, tenendo sempre come prioritaria la velocità di esecuzione, come se non potessi dare freschezza alle idee senza velocità. Ho rinunciato solo da poco all’elemento velocità, dando il via ad un ciclo di opere di grandi dimensioni”. Queste opere recenti, ampiamente documentate nella presente monografia, sono state spesso accostate ai mondi di Bosch o di Brueghel per la quantità e affollamento di personaggi che popolano la composizione e risultano essere la summa di percorso, il punto di sintesi di primi quindici anni di carriera artistica di Laurina Paperina. La velocità rimane nel pensiero, nell’ideazione e nella percezione di chi osserva l’opera finita, rimbalzato fra mille personaggi e riferimenti, ma l’esecuzione delle tele richiede tempi lunghi e un impegno che l’artista non aveva sperimentato prima.

Una figura importante nella fase iniziale della carriera di Laurina Paperina è l’artista Stefano Cagol: “ho usato l’accademia per fare la gavetta: ho cercato di muovermi da subito, di non viverla come fosse la facoltà di ingegneria. Non si può aspettare la fine degli studi per poi cercare un lavoro: se vuoi essere artista devi crederci e dedicarti subito, buttandoci energie e tempo. È per questo che ho scritto a Stefano Cagol, che ai tempi stava a New York e teneva un blog molto seguito. Al suo ritorno a Trento mi ha concesso un appuntamento e mi ha dato delle dritte importanti per iniziare a muovermi nel sistema. Da lì a pochi mesi la curatrice Mariella Rossi, sua compagna, si è interessata al mio lavoro e sono entrata in contatto con il mio primo gallerista, Andrea Peruggi, a cui sarò riconoscente a vita, perché ha fatto conoscere il mio lavoro anche fuori dai confini nazionali. Di seguito ho avuto l’opportunità di collaborare con Giordano Raffaelli, che a tutt’oggi è il mio gallerista. Per me è semplicemente il Raffa e gli sono grata per supportarmi e sopportarmi”.

Accanto al disegno e alla pittura, Laurina Paperina si dedica al video, creando delle animazioni completamente autoprodotte, con la tecnica della stop-motion: “le mie animazioni sono sempre grezze, totalmente home made, dal disegno ai suoni, e non devono essere assimilabili ai cartoons: mi ispiro all’estetica dei video amatoriali che si potevano trovare su Youtube quando era agli inizi, fatti da non professionisti. Una potente fonte di ispirazione è stata inoltre la serie di corti animati Dumbland di David Lynch, fatta di animazioni realizzate partendo da disegni con un tratto rapidissimo e molto “improvvisato”, personaggi in bianco e nero molto goffi, cattivi, politicamente scorretti, sadici”.

Il centro del mondo di Laurina Paperina è il suo studio, nonostante i numerosi impegni nazionali e internazionali: “il mio studio è il luogo da cui si genera il caos del PapeUniverso, non posso starne lontana! Per me, per come sono fatta, è necessario dedicarmi a tempo pieno, anche rischiando, all’arte: una volta ho provato a prendere una supplenza nell’insegnamento in un liceo artistico. È stato un mese e mezzo terribile, tornavo a casa e l’unica cosa che volevo fare era dormire. Fare l’artista è molto complicato in Italia: l’incubo F24, che tutti i liberi professionisti conoscono, incombe sempre…Per questo un giorno scapperò con Pana, il mio compagno e braccione destro, e Zelda, il mio cane, su un’isola deserta: solo noi tre, cibo spazzatura e una Playstation!”.

Sempre più Laurina Paperina sta diventando una costruttrice di mondi, con opere che coinvolgono lo spettatore: “io non affronto quasi mai tematiche sociali. Ho solo una missione, quella di fare arrivare l’arte a tutti e credo che ognuno dovrebbe avere il diritto di comprarsi un’opera d’arte. Mi capita così di fare delle cose a basso costo: così l’arte può arrivare a tutti. Ho iniziato con le spillette e con i volantini e le fotocopie, numerati e firmati, nati da un’idea di Duccio Dogheria, e proseguito con le Pape Prophecies. Si tratta di un contenitore di palline di plastica customizzato da me. Ogni pallina contiene un foglietto, un piccolo pezzo unico, con una profezia: la Pape legge nel tuo futuro!”.

Laurina Paperina (Rovereto, 1980) vive e lavora tra le montagne del Trentino.