Per tutte le genti
Intorno alla Campana dei caduti di Rovereto
Mostra - da venerdì 11 apr 2025 | a domenica 26 ott 2025

Fortunato Depero, "Bozzetto per cartello turistico Rovereto", 1955, Mart, Fondo Fortunato Depero
- Quando
- da venerdì 11 apr 2025 | a domenica 26 ott 2025
- Prezzo
- Intero 15 €, ridotto 10 € (biglietto unico per tutte le sedi del Mart)
- Credits
- In collaborazione con Rovereto Città della Pace.
- Dove
- Mart Rovereto
- Tipologia
- Mostra
L’ideazione e la realizzazione della Campana dei caduti di Rovereto portano il segno di Antonio Rossaro (Rovereto, 1883 – 1952), sacerdote irredentista, direttore della Biblioteca civica dal 1921, promotore instancabile di un culto civile dedicato alla memoria delle vittime e alla narrazione di una nuova e vittoriosa appartenenza del Trentino all’Italia: a tali temi si ispira la decorazione a bassorilievo della Campana, opera dello scultore Stefano Zuech (Arsio, 1877 – Trento, 1968).
Il cugino di Rossaro, Giorgio Wenter Marini (Rovereto, 1890 - Venezia, 1973), celebra nelle sue litografie la fusione del bronzo – ricavato dai cannoni di nove nazioni che avevano preso parte alla Grande guerra; il trasporto da Trento a Rovereto; l’innalzamento sul bastione Malipiero, nel castello diventato Museo della guerra.
La Campana è soggetto che ricorre anche nell’opera grafica di Luigi Ratini (Trento, 1880 - 1934) e di Giovanni Tiella (Villasanta, MI, 1892 − Rovereto, TN, 1961).
La Campana entra inoltre a far parte del paesaggio nell’acquaforte di Roberto Iras Baldessari (Innsbruck, 1894 − Roma, 1965), mentre diventa simbolo emergente della città nelle opere di Fortunato Depero (Fondo, 1892 − Rovereto, 1960).
Nel secondo dopoguerra, in vista di una terza rifusione della Campana e del suo spostamento sul colle di Miravalle, si apre una nuova stagione creativa. Vengono indetti concorsi per l’erezione di un monumento (1962, 1963−1964), cui partecipano architetti e ingegneri, anche di rilevanza nazionale, come accade per lo Studio Valle di Roma o nel caso di Luciano Baldessari (Rovereto, 1896 – Milano, 1982). È il progetto di quest’ultimo, presentato con il motto “Per tutte le genti”, a vincere, nel 1964, il concorso di II grado: il modello viene fotografato da Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 – Milano, 1973). L’autore descrive il suo progetto parlando di un castello campanario che sorge da uno specchio d’acqua, mentre “una gigantesca conchiglia verso monte riflette in direzione della valle il suono”. In un alternarsi di polemiche fra istituzioni, incertezze della committenza, carenze economiche, l’opera non verrà mai realizzata, mentre ancora una decina di anni più tardi c’è chi – come Gian Leo Salvotti (Trento, 1931) − avanza nuove idee per un monumento.
“Per tutte le genti” − augurio di pace universale − è il titolo scelto per presentare la documentazione esposta: attorno al progetto di Baldessari si è concentrata anche l’attenzione di giovani studiosi e studiose dell’Università di Trento (Federico Casagrande, Giada Melodia, Valentina Avancini) nell’ambito del progetto Ecoltura. Per un’ecologia della cultura (coordinato da Giovanna A. Massari, Lucia Rodler, Cristiana Volpi), che hanno lavorato recentemente sulla figura dell’architetto roveretano, e che in ottobre presenteranno gli esiti delle loro ricerche.