Parole antiche per l’arte moderna. Glossario estetico

I termini che compongono questo glossario sono stati scelti per far emergere nuovi punti di vista sul museo, attingendo alla cultura classica e approfondendo il dialogo tra antico e moderno che contraddistingue una delle attuali linee di indagine del Mart.
Disseminate tra la piazza e il parco delle sculture, le sale espositive e il matroneo, queste parole greche e latine focalizzano la nostra attenzione sulle peculiarità dell’architettura di Mario Botta e di alcune opere presenti nelle Collezioni. In tal modo, il glossario può essere utilizzato come una piccola guida al museo, per esplorarlo attraverso un particolare percorso. Ciò spiega perché le parole non siano in ordine alfabetico, come in un dizionario, bensì ordinate in modo da suggerire un itinerario che comincia davanti all’ingresso e si conclude affacciandosi sullo spazio verde che ospita alcune grandi sculture.
Parole antiche per l’arte moderna. Glossario estetico è un progetto di Alternanza Scuola Lavoro per il Liceo Classico Giovanni Prati di Trento, svolto dal 9 al 13 gennaio 2023 presso l’Area educazione e mediazione del Mart. Gli studenti e le studentesse del terzo anno Carlo Agnoli, Sophia Castiglioni, Lisa Eccher, Giovanni Facchinelli, Denise Filippi, Elisa Girardelli, Cecilia Sbetti e Maddalena Stenghel hanno scelto i termini e scritto i testi con il coordinamento di Annalisa Casagranda, tutor del progetto.
ἀγορά /agorà/: piazza, assemblea < ἀγείρω /aghèiro/: radunare
Termine del greco antico che indica il centro culturale, politico e religioso della città, luogo di ritrovo per gli abitanti.
La piazza del Mart, dedicata al roveretano Umberto Savoia, non è solo un polo culturale ma anche un luogo di incontro per tutti i cittadini, proprio come lo era l’agorà, la piazza greca sede del mercato e delle diverse funzioni commerciali e sociali tra cui le assemblee cittadine.
Per i Greci era un luogo fondamentale nella vita della città, tanto che Mario Botta, l’architetto che ha progettato il polo museale in collaborazione con l’ingegnere Giulio Andreolli, si ispira proprio ad essa per disegnare una nuova piazza per Rovereto. Questa moderna agorà è, infatti, sede di concerti, spettacoli di teatro e danza, esposizione di opere d’arte e molto altro, favorendo così occasioni di incontro sociale e culturale per i cittadini. La piazza è coperta da una cupola con un diametro di 40 metri, alla quale manca uno spicchio per garantire una migliore ventilazione e che, grazie alla sua forma triangolare, sembra volerci invitare a entrare e a scoprire la bellezza di questo luogo.

impluvium /implùvium/: impluvio < implùere: piovere dentro
Termine latino che indica la caratteristica vasca per raccogliere l’acqua piovana, ricavata nel pavimento dell’atrio nell’antica casa italica o romana.
Come all’interno della domus romana, abitazione delle famiglie patrizie dove vi era un bacino rettangolare per la raccolta dell’acqua piovana, anche nella piazza del Mart si trova una fontana. L’architetto Mario Botta, che spesso trae ispirazione dall’architettura classica, ha progettato una vasca circolare posta esattamente sotto il foro che si trova alla sommità della cupola in acciaio e vetro. Nelle giornate di pioggia l’acqua cade direttamente nella fontana, creando un contrasto con il resto della piazza che rimane asciutto. La vasca offre anche un suggestivo gioco di riflessi quando la cupola si specchia sulla superficie dell’acqua: un effetto di rispecchiamento che ritroviamo anche nella pavimentazione che richiama il disegno radiale della cupola. Questo dialogo tra la parte superiore e inferiore della piazza è ribadito dalle ombre che, nelle giornate di sole, proiettano una ragnatela di linee sulle pareti e il pavimento.

ἐπάνοδος /epànodos/: ritorno < ἐπί+ἄνoδoς /epì+ánodos/ : strada percorsa di nuovo
Termine del greco antico che indica una ripresa di qualcosa del passato.
Troviamo un esempio di ritorno al passato nel periodo che segue la prima guerra mondiale, quando in Europa si sente la necessità di abbandonare le avanguardie, come ad esempio il Futurismo, per tornare alla tradizione. Questa tendenza artistica si ispira, in particolare, all’arte rinascimentale e prende il nome di "ritorno all’ordine".
Nell’"Autoritratto con la madre" di Giorgio de Chirico si possono notare la presenza di una natura morta, con frutta ed elementi floreali, e l’ambientazione su un balcone che apre la visuale sul paesaggio: elementi caratteristici della ritrattistica rinascimentale.
In questo periodo, l’artista si esercita a copiare opere quattrocentesche ("mi sono messo a copiare nei musei") e riscopre l’antico mestiere della pittura, sperimentando tecniche e materiali tradizionali. A questa riscoperta dell’antico de Chirico dedica un articolo, pubblicato sulla rivista Valori Plastici nel 1919, dove parla del "ritorno al mestiere" e conclude: "[...] mi fregio di tre parole che voglio siano il suggello d’ogni mia opera: Pictor classicus sum."

Giorgio de Chirico, "Autoritratto con la madre", 1922, Mart, Collezione VAF-Stiftung
deficere /defìcere/: mancare di
Verbo latino che indica l’essere privi di qualcosa.
Peculiarità comune a numerose statue greche e romane giunte fino a noi è la mancanza di braccia, gambe o altre parti del corpo. Questa caratteristica mutilazione è stata d’ispirazione, negli anni Trenta del Novecento, per lo scultore Marino Marini, uno dei più importanti esponenti dell’arte italiana tra le due guerre. Affascinato sin da giovane dall’arte antica, con particolare riguardo per quella etrusca, egli crea nel 1933 il "Pugile". Questa statua in bronzo, realizzata durante il ventennio fascista, rispecchia il desiderio di "ritorno alla classicità" caratteristico di quel periodo, al quale è legata anche la scelta del soggetto tipicamente arcaico: un atleta. La scelta dell’artista di privare la figura degli arti e della testa la rende simile a un frammento archeologico, al quale fanno pensare anche il rigore e la purezza delle sue forme. Il "Pugile" rappresenta, così, una perfetta fusione di antico e moderno, dove il finito e il conosciuto incontrano l’infinito, ovvero ciò che è lasciato all’immaginazione.

Marino Marini, "Pugile", 1933, Mart, Provincia autonoma di Trento - Soprintendenza per i beni culturali
πάντα ῥεῖ /pànta rheî/: tutto scorre < πάντα = tutto, intero, completo, totale ; ῥεῖ = scorre
Proposizione caratteristica della dottrina del filosofo greco Eraclito, utilizzata ancora oggi nel linguaggio comune per alludere all’instabilità della condizione umana e all’effimera durata di ogni situazione.
Il concetto di pánta rheî, o "tutto scorre", proposto da Eraclito, sostiene che tutto è in costante cambiamento e che niente rimane immutabile. Il filosofo lo considerava una forza naturale che governa il mondo e il tentativo di arrestarlo una forma di illusione. Esso, infatti, è una costante della vita a cui bisogna imparare ad adattarsi.
L’opera "Ritratto di Madame M.S." di Gino Severini, eseguita tra il 1913 e il 1915, può ricordarci questo concetto, poiché l’artista evoca l'idea di dinamismo e cambiamento attraverso la frammentazione dell’immagine. Madame Meyer-See, moglie di un noto gallerista londinese, è ritratta da Severini seduta, in una posa statica, ma l’artista riesce, attraverso l’uso di molteplici punti di vista, a darci l’impressione di un’immagine caleidoscopica e in movimento, che riflette il concetto tipicamente futurista di simultaneità.

Gino Severini, "Ritratto di madame M.S.", 1913-1915, Mart, Collezione L.F.
μή ἐόν / mè eòn/ : "non essere", "non ente"< μή= non; ἐόν=essente
Concetto filosofico che si riferisce alla negazione dell’esistenza di qualcosa. In filosofie come il platonismo è considerato "privazione dell’essere", nella filosofia classica, invece, il "non essere" è associato all’idea di nulla o vuoto.
Secondo la teoria atomistica, il vuoto esiste ed è principio ontologico dell’essere, in quanto rende possibile l’esistenza della materia stessa. Infatti Democrito, uno dei fondatori della teoria atomistica, sosteneva che tutta la materia è costituita da particelle invisibili e indivisibili, gli atomi (ἄτομος=indivisibile) che vagano nel vuoto. Se dunque il vuoto non esiste, la stessa materia non può sussistere.
Anche nell’opera di Fausto Melotti "Contrappunto domestico" il vuoto è un elemento indispensabile. L’artista fa emergere da esso una struttura filiforme dove il vuoto predomina sul pieno dando vita a un effetto di fragilità, leggerezza e trasparenza.
Questo concetto è egualmente importante nella musica: "La vera musica è tra le note" diceva Mozart, sottolineando che senza silenzio essa non ci sarebbe. Nell’opera di Melotti il riferimento al linguaggio musicale è presente fin dal titolo che cita il "contrappunto" e nei riquadri della struttura portante che ricordano il rigo di un pentagramma dentro il quale sono sospese, come note, le forme ritagliate nelle lamine metalliche.

Fausto Melotti, "Contrappunto domestico", 1973, Mart
φῶς /fòs/: luce < φαίνω /fàino/: apparire, rendere manifesto
Con questo termine del greco antico si indica la luce come potenza ordinatrice del Caos, portatrice di armonia, simbolo di vita e di saggezza, guida nelle tenebre e rivelatrice di verità.
Douglas Gordon, noto videoartista, in occasione di una sua mostra personale al Mart ha voluto realizzare quest'opera site specific. Incise sul muro del matroneo, scritte al contrario o applicate sui vetri vediamo diverse frasi sentite o lette e poi raccolte dall’artista nel corso degli anni. Esse trasmettono sensazioni ed emozioni diverse a ognuno di noi e ci suggeriscono la ricerca di una verità personale, attraverso ricordi e associazioni di idee.
I raggi del sole che attraversano le feritoie danno vita a un gioco di luci che porta queste voci alla nostra attenzione: una luce rivelatrice come nel pensiero filosofico antico. Il sapere, sophìa in greco, deriva dalla radice della parola luce (σοφία<φῶς) che viene spesso utilizzata come metafora della chiave per la scoperta della verità (ἀλήθεια), alla quale si contrappone l’oscurità di una conoscenza acquisita solo attraverso i sensi.
Così illuminate, le parole si animano, sembrano emergere dalla luce intesa come generatrice di vita. Ancora oggi, infatti, diciamo "dare alla luce" per indicare la nascita di una persona.

Douglas Gordon, "Prettymucheverywordwritten, spoken, heard, overheard from 1989...", 2006; Mart
mirari /miràri/: sorprendersi, ammirare, osservare
Termine latino che indica il fermarsi a contemplare la cosa veduta, provando un sentimento di meraviglia.
Il verbo "mirari" ha assunto nel tempo molteplici significati. Nel latino antico, infatti, "miror" significa "meravigliarsi", mentre in seguito assume l’accezione di "guardare".
Al giorno d’oggi "mirare" può essere usato in vari modi, per esempio per indicare il prendere la mira.
Il termine "matroneo", col quale l’architetto Mario Botta ha definito il corridoio che si sviluppa intorno alla piazza del Mart ed è illuminato da ben cento feritoie, indicava anticamente un loggiato sopraelevato, dal quale le donne potevano assistere alle funzioni religiose all’interno delle basiliche, restando nascoste. Il matroneo del Mart permette al nostro sguardo di ammirare lo spazio esterno: la grande piazza che ripropone le stesse dimensioni del Pantheon di Roma. La parola "mirare", dunque, descrive perfettamente non solo l’atto di osservare attraverso queste fenditure ma anche la meraviglia e lo stupore suscitati dalla visione di questa imponente architettura.

γεωμετρία /gheometrìa/ : geometria <γῆ +μετρία /ghè+ metrìa/: misurazione della terra
Termine greco che può essere tradotto, letteralmente, con "misurazione della terra". È un ramo della matematica che studia le forme del piano, l’estensione delle figure e le trasformazioni che queste possono subire.
Gli antichi Greci utilizzavano la geometria principalmente per risolvere problemi pratici come la costruzione dei templi, luoghi sacri progettati seguendo principi di simmetria e rapporti matematici. Le loro proporzioni, infatti, si basavano su un modulo: un'unità di misura utilizzata per determinare le dimensioni di tutte le parti del tempio, dalle colonne agli architravi, allo scopo di creare un’impressione di equilibrio e armonia.
Il modulo riveste una fondamentale importanza anche nell'architettura del Mart. Mario Botta, infatti, progetta il museo utilizzando un’unità di misura tratta da uno dei palazzi d’epoca settecentesca di corso Bettini. Sulla base di questa, un valore fisso di circa 7 metri, l’architetto disegna tutta la planimetria del museo: ad essa corrisponde, per esempio, la distanza tra le colonne portanti che formano la griglia ortogonale delle sale. Trattandosi degli unici punti fissi nella pianta dell’edificio, è possibile modificare a piacere la posizione delle pareti adattandola alle diverse esigenze espositive.

oὐρανός /uranós/: cielo, universo, cosmo
Termine greco che indica lo spazio entro cui si muove il nostro pianeta. Esso appare come una volta che sembra limitare la nostra visione dello spazio infinito e che fin dall’antichità ha spinto l’uomo a porsi molte domande.
"Sonda spaziale" di Eliseo Mattiacci è una scultura in ferro e acciaio, alta 17 metri, che si allunga verso l’alto fino a racchiudere una porzione di cielo nella sfera posta alla sua sommità, esaltando così il dialogo tra l’opera d’arte e il paesaggio circostante. La sua forma slanciata accompagna il nostro sguardo verso il cielo, nuova frontiera in continua espansione che sin dall’antichità gli studiosi hanno cercato di sondare e capire.
In passato, la figura del filosofo spesso si sovrapponeva a quella dello scienziato e la loro visione cosmogonica poco o nulla assomigliava alla nostra idea del firmamento regolato da rigide leggi matematiche. Prevaleva, piuttosto, lo stupore di fronte ai fenomeni naturali e al mutare delle cose che spingeva a interrogarsi e approfondire ciò che non si conosceva. Nell’antica Grecia, infatti, i filosofi si ponevano continui quesiti sulle dimensioni della volta celeste, i suoi confini e il suo funzionamento.
Da allora e fino ad oggi, l’osservazione del cielo ha continuato a ispirare una fondamentale domanda: qual è il ruolo dell’uomo nell’universo?

Eliseo Mattiacci, "Sonda spaziale", 1993-1995, Mart, Deposito Eliseo Mattiacci