Parole antiche per l’arte moderna. Glossario estetico

I termini che compongono questo glossario sono stati scelti per far emergere nuovi punti di vista sul museo, attingendo alla cultura classica e approfondendo il dialogo tra antico e moderno che contraddistingue una delle attuali linee di indagine del Mart.
Disseminate tra la piazza e il parco delle sculture, le sale espositive e il matroneo, queste parole greche e latine focalizzano la nostra attenzione sulle peculiarità dell’architettura di Mario Botta e di alcune opere presenti nelle Collezioni. In tal modo, il glossario può essere utilizzato come una piccola guida al museo, per esplorarlo.

Parole antiche per l’arte moderna. Glossario estetico è il frutto dell’omonimo progetto di Alternanza Scuola Lavoro rivolto al terzo anno del Liceo Classico Giovanni Prati di Trento e svolto dal 9 al 13 gennaio 2023 e dall’8 al 12 gennaio 2024 presso l’Area educazione e mediazione del Mart.

Tredici studenti e studentesse hanno ideato le voci di cui è composto il glossario e scritto i testi con la supervisione di Annalisa Casagranda, tutor del progetto.

Carlo Agnoli
Sophia Castiglioni
Lisa Eccher
Giovanni Facchinelli
Denise Filippi
Elisa Girardelli
Vittoria Lazzeri
Giacomo Jeremy Manica
Martina Nardelli
Elpida Papagrigorakis
Cecilia Sbetti
Maddalena Stenghel
Laura Vetruccio

ἀγορά /agorà/: piazza, assemblea
< ἀγείρω /aghèiro/: radunare

Termine del greco antico che indica il centro culturale, politico e religioso della città, luogo di ritrovo per gli abitanti.

La piazza del Mart, dedicata al roveretano Umberto Savoia, non è solo un polo culturale ma anche un luogo di incontro per tutti i cittadini, proprio come lo era l’agorà, la piazza greca sede del mercato e delle diverse funzioni commerciali e sociali tra cui le assemblee cittadine.
Per i Greci era un luogo fondamentale nella vita della città, tanto che Mario Botta, l’architetto che ha progettato il polo museale in collaborazione con l’ingegnere Giulio Andreolli, si ispira proprio ad essa per disegnare una nuova piazza per Rovereto. Questa moderna agorà è, infatti, sede di concerti, spettacoli di teatro e danza, esposizione di opere d’arte e molto altro, favorendo così occasioni di incontro sociale e culturale per i cittadini. La piazza è coperta da una cupola con un diametro di 40 metri, alla quale manca uno spicchio per garantire una migliore ventilazione e che, grazie alla sua forma triangolare, sembra volerci invitare a entrare e a scoprire la bellezza di questo luogo.

Ph. Mart, Jacopo Salvi


ρμονα /armonia/: connessione, ordine definito, accordo

Termine greco che indica un’unione ordinata e proporzionata di elementi che compongono un tutto. Il suo significato evolve nel corso del tempo: Omero lo utilizza per parlare di melodia in musica, Pitagora intende l’armonia come ordine e regola matematica, Eraclito ed Empedocle lo usano in un contesto più ampio, riferendosi all’equilibrio e all’unità del cosmo.

L'opera dell’artista trentino Luigi Bonazza intitolata Ritratto di Italia Bertotti ritrae una fanciulla, figlia di un acceso irredentista, in una posizione semplice e austera. La tecnica pittorica è quella puntinista, adottata da Bonazza durante i suoi anni di formazione a Vienna, dove entra in contatto con un panorama artistico internazionale e può ammirare i quadri post-impressionisti esposti nelle mostre della Secessione. Questa tecnica prevede l’uso di tinte pure stese con piccole pennellate e l’accostamento di colori complementari, come ad esempio il blu e l’arancio che predominano nel vestito. Il cosiddetto “colore diviso” viene teorizzato dagli artisti basandosi sugli studi di ottica e di fisica sviluppati nel corso dell’Ottocento, che dimostrano come l’accostamento di tinte complementari e la loro mescolanza retinica, anziché fisica, doni alla pittura una maggiore intensità e luminosità.

In questo dipinto i punti colorati sono in armonia come le note musicali che compongono una sinfonia. La distanza gioca un ruolo fondamentale nella percezione del quadro: da lontano possiamo osservare la figura della ragazza nel suo complesso, mentre se ci avviciniamo i puntini appaiono sempre più nitidi, come singoli elementi posizionati nel posto ideale affinché quest'opera possa intonare la sua sinfonia.


Luigi Bonazza, "Ritratto di Italia Bertotti", 1923 Mart, Collezìone privata

κίνησις /chínesis/: dinamismo
˂ κινέω /chinèo/: muovere, mettere in movimento

Termine greco che deriva dal verbo κινέω/chinéo, che significa "muovere" o "mettere in movimento". Da questa radice derivano i termini “cinetica” e “cinetico”.

Renato Bertelli è un artista italiano che aderisce al Futurismo, una corrente che ha dato vita a opere caratterizzate da dinamismo e vitalità, specchio della frenesia della vita moderna. La scultura da lui realizzata nel 1933 è una chiara espressione di tali concetti.
Tuttavia, il dinamismo non è un concetto che appartiene solo alla modernità e anche l’arte classica cerca di rappresentare il movimento. Nel corso dei secoli gli artisti hanno imitato gli effetti dinamici della realtà utilizzando stili e tecniche diverse e i futuristi, in particolare, riescono a restituire la velocità e la modernità del loro tempo attraverso un uso innovativo di forme e prospettive.
La scultura di Bertelli presenta una struttura modellata a rilievo e realizzata al tornio in modo da rappresentare una testa dalle forme stilizzate. Con questa tecnica l’artista crea un “profilo continuo” che si presenta sempre uguale da qualsiasi punto di vista lo si guardi e sembra ruotare incessantemente, a 360 gradi.
La testa è un ritratto dinamico e originale di Benito Mussolini, che si differenzia dai più tradizionali ritratti celebrativi del dittatore e riflette la trasformazione politica e sociale che l’Italia stava affrontando in quegli anni.


Renato Bertelli, "Testa di Mussolini (Profilo continuo)", 1933, Mart

κοσμος /cósmos/: ordine, bellezza, universo

Parola greca che si contrappone al χάος/caos/, utilizzata inizialmente per descrivere le truppe dell’esercito schierato in modo ordinato. In seguito usata anche per indicare l’ordine degli astri nel cielo, poiché l’universo era per i Greci un perfetto esempio di armonia ed equilibrio.

L’opera Composizione di Manlio Rho sembra incarnare l’idea del cósmos greco, cioè l’ordine assoluto delle cose, la perfetta disposizione degli elementi. Con le sue forme geometriche regolari e ben bilanciate, definite da linee precise e dipinte con stesure di colore piatto e uniforme, questo quadro è un’espressione di equilibrio e razionalità.
Rho è uno dei protagonisti dell’arte astratta in Italia, negli anni Trenta del Novecento. Tra i fondatori del gruppo degli astrattisti comaschi, condivide con l’architetto Giuseppe Terragni, suo concittadino, la ricerca sullo spazio e le perfette proporzioni della sezione aurea, un rapporto proporzionale che risale all’arte greca.
Per i pittori astratti, l’uso delle forme geometriche riflette la convinzione che l’arte non debba per forza rispecchiare la realtà e le sue forme tangibili. Gli elementi geometrici divengono, così, protagonisti di un nuovo alfabeto visivo, capace di trasmettere concetti universali.
In quest’opera tali elementi si combinano con un grande senso della simmetria, dell’esattezza e dell’equilibrio, da cui scaturisce un severo ordine razionale, addolcito però dalle tinte calde scelte dall’artista.


Manlio Rho, "Composizione", 1936 Mart, Collezione VAF-Stiftung

deficere /defìcere/: mancare di

Verbo latino che indica l’essere privi di qualcosa.

Peculiarità comune a numerose statue greche e romane giunte fino a noi è la mancanza di braccia, gambe o altre parti del corpo. Questa caratteristica mutilazione è stata d’ispirazione, negli anni Trenta del Novecento, per lo scultore Marino Marini, uno dei più importanti esponenti dell’arte italiana tra le due guerre. Affascinato sin da giovane dall’arte antica, con particolare riguardo per quella etrusca, egli crea nel 1933 il "Pugile". Questa statua in bronzo, realizzata durante il ventennio fascista, rispecchia il desiderio di "ritorno alla classicità" caratteristico di quel periodo, al quale è legata anche la scelta del soggetto tipicamente arcaico: un atleta. La scelta dell’artista di privare la figura degli arti e della testa la rende simile a un frammento archeologico, al quale fanno pensare anche il rigore e la purezza delle sue forme. Il "Pugile" rappresenta, così, una perfetta fusione di antico e moderno, dove il finito e il conosciuto incontrano l’infinito, ovvero ciò che è lasciato all’immaginazione.


Marino Marini, "Pugile", 1933, Mart, Provincia autonoma di Trento - Soprintendenza per i beni culturali

πάνοδος /epànodos/: ritorno
< ἐπί+ἄνoδoς /epì+ánodos/: strada percorsa di nuovo

Termine del greco antico che indica una ripresa di qualcosa del passato.

Troviamo un esempio di ritorno al passato nel periodo che segue la prima guerra mondiale, quando in Europa si sente la necessità di abbandonare le avanguardie, come ad esempio il Futurismo, per tornare alla tradizione. Questa tendenza artistica si ispira, in particolare, all’arte rinascimentale e prende il nome di "ritorno all’ordine".
Nell’"Autoritratto con la madre" di Giorgio de Chirico si possono notare la presenza di una natura morta, con frutta ed elementi floreali, e l’ambientazione su un balcone che apre la visuale sul paesaggio: elementi caratteristici della ritrattistica rinascimentale.
In questo periodo, l’artista si esercita a copiare opere quattrocentesche ("mi sono messo a copiare nei musei") e riscopre l’antico mestiere della pittura, sperimentando tecniche e materiali tradizionali. A questa riscoperta dell’antico de Chirico dedica un articolo, pubblicato sulla rivista Valori Plastici nel 1919, dove parla del "ritorno al mestiere" e conclude: "[...] mi fregio di tre parole che voglio siano il suggello d’ogni mia opera: Pictor classicus sum."


Giorgio de Chirico, "Autoritratto con la madre", 1922, Mart, Collezione VAF-Stiftung

φῶς /fòs/: luce
< φαίνω /fàino/: apparire, rendere manifesto

Con questo termine del greco antico si indica la luce come potenza ordinatrice del caos, portatrice di armonia, simbolo di vita e di saggezza, guida nelle tenebre e rivelatrice di verità.

Douglas Gordon, noto videoartista, in occasione di una sua mostra personale al Mart ha voluto realizzare quest'opera site specific. Incise sul muro del matroneo, scritte al contrario o applicate sui vetri vediamo diverse frasi sentite o lette e poi raccolte dall’artista nel corso degli anni. Esse trasmettono sensazioni ed emozioni diverse a ognuno di noi e ci suggeriscono la ricerca di una verità personale, attraverso ricordi e associazioni di idee.
I raggi del sole che attraversano le feritoie danno vita a un gioco di luci che porta queste voci alla nostra attenzione: una luce rivelatrice come nel pensiero filosofico antico. Il sapere, sophìa in greco, deriva dalla radice della parola luce (σοφία<φῶς) che viene spesso utilizzata come metafora della chiave per la scoperta della verità (ἀλήθεια), alla quale si contrappone l’oscurità di una conoscenza acquisita solo attraverso i sensi.
Così illuminate, le parole si animano, sembrano emergere dalla luce intesa come generatrice di vita. Ancora oggi, infatti, diciamo "dare alla luce" per indicare la nascita di una persona.

Ph. Mart, Jacopo Salvi


Douglas Gordon, "Prettymucheverywordwritten, spoken, heard, overheard from 1989...", 2006; Mart

γεωμετρία /gheometrìa/ : geometria
<γῆ+μέτρον /ghè+mètron/: misura della terra

Termine greco che significa “misurazione della terra”. È un ramo della matematica che studia le forme del piano, l’estensione delle figure e le trasformazioni che queste possono subire.

Gli antichi Greci utilizzavano la geometria principalmente per risolvere problemi pratici come la costruzione dei templi, luoghi sacri progettati seguendo principi di simmetria e rapporti matematici. Le loro proporzioni, infatti, si basavano su un modulo: un'unità di misura utilizzata per determinare le dimensioni di tutte le parti del tempio, dalle colonne agli architravi, allo scopo di creare un’impressione di equilibrio e armonia.
Il modulo riveste una fondamentale importanza anche nell'architettura del Mart. Mario Botta, infatti, progetta il museo utilizzando un’unità di misura tratta da uno dei palazzi d’epoca settecentesca di corso Bettini. Sulla base di questa, un valore fisso di circa 7 metri, l’architetto disegna tutta la planimetria del museo: ad essa corrisponde, per esempio, la distanza tra le colonne portanti che formano la griglia ortogonale delle sale. Trattandosi degli unici punti fissi nella pianta dell’edificio, è possibile modificare a piacere la posizione delle pareti adattandola alle diverse esigenze espositive.


impluvium /implùvium/: impluvio
< implùere: piovere dentro

Termine latino che indica la caratteristica vasca per raccogliere l’acqua piovana, ricavata nel pavimento dell’atrio nell’antica casa italica o romana.

Come all’interno della domus romana, abitazione delle famiglie patrizie dove vi era un bacino rettangolare per la raccolta dell’acqua piovana, anche nella piazza del Mart si trova una fontana. L’architetto Mario Botta, che spesso trae ispirazione dall’architettura classica, ha progettato una vasca circolare posta esattamente sotto il foro che si trova alla sommità della cupola in acciaio e vetro. Nelle giornate di pioggia l’acqua cade direttamente nella fontana, creando un contrasto con il resto della piazza che rimane asciutto. La vasca offre anche un suggestivo gioco di riflessi quando la cupola si specchia sulla superficie dell’acqua: un effetto di rispecchiamento che ritroviamo anche nella pavimentazione che richiama il disegno radiale della cupola. Questo dialogo tra la parte superiore e inferiore della piazza è ribadito dalle ombre che, nelle giornate di sole, proiettano una ragnatela di linee sulle pareti e il pavimento.


μεταμόρφωσις /metamorphosis/: trasformazione
< μετά+μορφή /metà+mòrphe/: forma dopo                        

Parola che significa, letteralmente, “la forma dopo”, indicando una trasformazione, un cambiamento di stato. Ne “Le Metamorfosi”, il poeta latino Ovidio ha narrato in versi più di duecentocinquanta storie tratte dalla mitologia greco-romana. Alcune di esse raccontano le trasformazioni di esseri umani o divinità in animali o vegetali.

Le Poète di Alberto Savinio rappresenta un'immagine coinvolgente e ricca di significati sulla metamorfosi dell'artista e della sua creatività. Il tono surreale di questo dipinto è tipico delle opere pittoriche di Savinio, protagonista – insieme al fratello Giorgio de Chirico – della Metafisica.
Nella tela si può osservare una trasformazione: la figura umana è innestata su due colonne ioniche come se stesse mutando forma, da umana a inanimata oppure il contrario. Il gesto della mano protesa verso l’alto conferisce una nota drammatica alla scena, come se il poeta stesse cercando di sfuggire alla propria metamorfosi. Le colonne e l’aspetto classicheggiante del poeta sono elementi che riprendono la cultura greca, i cui miti sono spesso protagonisti delle opere di Savinio. L’artista era, infatti, cresciuto in Grecia, una terra alla quale rimarrà sempre legato.


Alberto Savinio, "Le Poète", 1931 Mart, Collezione privata

μή ἐόν / mè eòn/ : "non essere", "non ente"
< μὴ= non; ἐόν=essente

Concetto filosofico che si riferisce alla negazione dell’esistenza di qualcosa. In filosofie come il platonismo è considerato "privazione dell’essere", nella filosofia classica, invece, il "non essere" è associato all’idea di nulla o vuoto.

Secondo la teoria atomistica, il vuoto esiste ed è principio ontologico dell’essere, in quanto rende possibile l’esistenza della materia stessa. Infatti Democrito, uno dei fondatori della teoria atomistica, sosteneva che tutta la materia è costituita da particelle invisibili e indivisibili, gli atomi (​​ἄτομος=indivisibile) che vagano nel vuoto. Se dunque il vuoto non esiste, la stessa materia non può sussistere.
Anche nell’opera di Fausto Melotti "Contrappunto domestico" il vuoto è un elemento indispensabile. L’artista fa emergere da esso una struttura filiforme dove il vuoto predomina sul pieno dando vita a un effetto di fragilità, leggerezza e trasparenza.
Questo concetto è egualmente importante nella musica: "La vera musica è tra le note" diceva Mozart, sottolineando che senza silenzio essa non ci sarebbe. Nell’opera di Melotti il riferimento al linguaggio musicale è presente fin dal titolo che cita il "contrappunto" e nei riquadri della struttura portante che ricordano il rigo di un pentagramma dentro il quale sono sospese, come note, le forme ritagliate nelle lamine metalliche.


Fausto Melotti, "Contrappunto domestico", 1973, Mart

τὰ μετὰ τὰ φυσικά /ta metà ta physikà/: ciò che va oltre la fisica > metafisica

Concetto che si riferisce allo studio della sostanza delle cose e di una realtà assoluta. Aristotele la definisce “filosofia prima” poiché si concentra sui principi da cui dipende l’esistenza di tutte le cose. Nel corso del tempo, la metafisica ha indagato le dimensioni più profonde dell'esistenza, oltre le leggi fisiche.

Il movimento artistico della Metafisica, sviluppatosi nei primi anni del XX secolo, esplora il mistero e i significati simbolici che si celano dietro la realtà, attraverso rappresentazioni surreali e dall’effetto straniante che possono ricordare le atmosfere di un sogno o di un incubo.
Nei dipinti di Giorgio de Chirico, ad esempio, i manichini, spesso privi di volto e con posture rigide, incarnano un mondo onirico e senza tempo, stimolando riflessioni sul significato della realtà e della condizione umana. Essi assumono un ruolo simbolico e metaforico, rappresentando la solitudine e l'alienazione.
In questo dipinto si intrecciano, sfidando le convenzioni della realtà, manichini, mobili e riferimenti alla statuaria classica (il piedistallo). De Chirico, infatti, sfrutta il contrasto tra oggetti familiari e contesti inusuali per suscitare una sensazione di mistero e inquietudine. Un enigma che ci sfida a guardare oltre le apparenze della realtà.


Giorgio de Chirico, "Nobili e borghesi", 1933 Mart, Collezione privata

mirari /miràri/: sorprendersi, ammirare, osservare

Termine latino che indica il fermarsi a contemplare la cosa veduta, provando un sentimento di meraviglia.

Il verbo "mirari" ha assunto nel tempo molteplici significati. Nel latino antico, infatti, "miror" significa "meravigliarsi", mentre in seguito assume l’accezione di "guardare".
Al giorno d’oggi "mirare" può essere usato in vari modi, per esempio per indicare il prendere la mira.
Il termine "matroneo", col quale l’architetto Mario Botta ha definito il corridoio che si sviluppa intorno alla piazza del Mart ed è illuminato da ben cento feritoie, indicava anticamente un loggiato sopraelevato, dal quale le donne potevano assistere alle funzioni religiose all’interno delle basiliche, restando nascoste. Il matroneo del Mart permette al nostro sguardo di ammirare lo spazio esterno: la grande piazza che ripropone le stesse dimensioni del Pantheon di Roma. La parola "mirare", dunque, descrive perfettamente non solo l’atto di osservare attraverso queste fenditure ma anche la meraviglia e lo stupore suscitati dalla visione di questa imponente architettura.

Ph. Mart, Jacopo Salvi


mουσείον /musèion/: museo
< mοῦσα /musa/: musa

Termine che inizialmente indicava un luogo dedicato alle Muse, ad esempio un tempio; in seguito usato anche per indicare una biblioteca o un’altra sede delle arti e delle lettere. L'etimologia deriva da Mοσα/Mousa, forma singolare di Muse, dee ispiratrici delle arti e della conoscenza nella mitologia greca.

Il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, progettato dall'architetto svizzero Mario Botta, è un'opera d'arte in sé. La sua struttura imponente e la sua combinazione di forme geometriche si integrano armoniosamente con il paesaggio circostante e con l’architettura preesistente, come i due edifici settecenteschi di Palazzo Alberti Poja e Palazzo del Grano, affacciati su Corso Bettini. Il polo museale e culturale sorge dietro a essi, dove un tempo c’era uno spazio verde che oggi è ricordato idealmente dal Giardino delle sculture. Oltre al museo, il complesso comprende la Biblioteca Civica Tartarotti e l’Auditorium intitolato a un celebre artista originario di Rovereto, Fausto Melotti.
Le collezioni del Mart comprendono circa diciottomila opere che vanno dall’Ottocento ai giorni nostri, di cui è attualmente esposta una selezione dedicata, principalmente, all’arte italiana.
Il museo, però, non è solo un luogo dove vengono conservate e valorizzate le opere d'arte: è anche un centro di ricerca che qui è rappresentato, ad esempio, dall’Archivio del ‘900 con i suoi documenti a disposizione degli studiosi.
Un luogo, dunque, che incoraggia l’approfondimento, la comprensione e la sperimentazione dell'arte nel contesto della società moderna.

Ph. Mart, Jacopo Salvi


ρος /ho hóros/: confine, limite
τό ρος /to óros/: monte

Parola da cui deriva il verbo ὁρίζω/orìzo, che al participio presente indica la linea di confine tra cielo e terra, l’orizzonte.

Fausto Melotti è un artista che ha innovato profondamente la scultura del Novecento, sperimentando materiali innovativi e concentrando la sua ricerca sull’astrazione.
Quest'opera in acciaio è caratterizzata da quattro fasce di metallo che culminano in quattro sottili rettangoli vuoti, tagliati orizzontalmente da una sottile linea curva la cui forma stilizzata può ricordare quella di una clavicola. In tutte le opere dell’artista roveretano c’è un carattere di leggerezza e dinamismo e anche questa "Grande clavicola", nonostante la sua grandezza e il solido acciaio di cui è fatta, esprime levità: la linea, sospesa a cavi sottili, si muove quando c’è vento, conferendo a quest’opera imponente un sorprendente dinamismo.
Guardando l’opera da una certa prospettiva, la linea sembra ricalcare il profilo delle montagne all’orizzonte, il confine tra cielo e terra di questo paesaggio alpino. L’opera entra così in dialogo con la natura intorno a noi, una caratteristica tipica delle opere monumentali pensate per una collocazione all’aperto.


Fausto Melotti, "Scultura H (La grande clavicola)", 1971 Mart

πάντα ῥεῖ /pànta rheî/: tutto scorre
< πάντα = tutto, intero, completo, totale ; ῥεῖ = scorre

Proposizione caratteristica della dottrina del filosofo greco Eraclito, utilizzata ancora oggi nel linguaggio comune per alludere all’instabilità della condizione umana e all’effimera durata di ogni situazione.

Il concetto di pánta rheî, o "tutto scorre", proposto da Eraclito, sostiene che tutto è in costante cambiamento e che niente rimane immutabile. Il filosofo lo considerava una forza naturale che governa il mondo e il tentativo di arrestarlo una forma di illusione. Esso, infatti, è una costante della vita a cui bisogna imparare ad adattarsi.
L’opera "Ritratto di Madame M.S." di Gino Severini, eseguita tra il 1913 e il 1915, può ricordarci questo concetto, poiché l’artista evoca l'idea di dinamismo e cambiamento attraverso la frammentazione dell’immagine. Madame Meyer-See, moglie di un noto gallerista londinese, è ritratta da Severini seduta, in una posa statica, ma l’artista riesce, attraverso l’uso di molteplici punti di vista, a darci l’impressione di un’immagine caleidoscopica e in movimento, che riflette il concetto tipicamente futurista di simultaneità.


Gino Severini, "Ritratto di madame M.S.", 1913-1915, Mart, Collezione L.F.

συναισθνομαι /sunaisthanomai/: percepire, comprendere simultaneamente
˂ συν+αισθανομαι /sun+aisthànomai/: percepisco insieme

Verbo del greco antico che indica la comprensione o la percezione simultanea di qualcosa.  Da esso derivano: la figura retorica che vede l’accostamento di due parole appartenenti a sfere sensoriali diverse (per esempio: un suono morbido, un dolce profumo); il termine “sinestesi”, che definisce una percezione visiva concomitante a un altro stimolo sensoriale.

La sinestesia, intesa come l’insorgenza di una sensazione mediante una percezione sensoriale diversa, è espressa chiaramente nell'opera di Luigi Russolo, artista futurista conosciuto anche per le sue sperimentazioni in campo musicale che esplorano nuove dimensioni sensoriali, ad esempio gli Intonarumori.
In questa tela è ritratta una donna di profilo, con la testa inclinata all'indietro, avvolta da un turbinio di colori. Il titolo dell’opera ci aiuta a capire cosa rappresentano: questo flusso di pennellate vuole evocare la sensazione olfattiva del profumo, con un’onda variopinta che circonda la figura inebriandola di piacere.
La tecnica utilizzata dal pittore è quella divisionista, che prevede la stesura del colore puro mediante singole pennellate. Russolo aveva infatti aderito al Manifesto tecnico dei pittori futuristi (1910), nel quale si proclama che “non può sussistere pittura senza Divisionismo”. Quest’opera è stata dipinta proprio nello stesso anno della sua pubblicazione e appartiene, dunque, all'avanguardia futurista, una tendenza dalla dirompente modernità che vuole rappresentare il cambiamento dei tempi.


Luigi Russolo, "Profumo", 1910 Mart, Collezione VAF-Stiftung

oὐρανός /uranós/: cielo, universo, cosmo

Termine greco che indica lo spazio entro cui si muove il nostro pianeta. Esso appare come una volta che sembra limitare la nostra visione dello spazio infinito e che fin dall’antichità ha spinto l’uomo a porsi molte domande.

"Sonda spaziale" di Eliseo Mattiacci è una scultura in ferro e acciaio, alta 17 metri, che si allunga verso l’alto fino a racchiudere una porzione di cielo nella sfera posta alla sua sommità, esaltando così il dialogo tra l’opera d’arte e il paesaggio circostante. La sua forma slanciata accompagna il nostro sguardo verso il cielo, nuova frontiera in continua espansione che sin dall’antichità gli studiosi hanno cercato di sondare e capire.
In passato, la figura del filosofo spesso si sovrapponeva a quella dello scienziato e la loro visione cosmogonica poco o nulla assomigliava alla nostra idea del firmamento regolato da rigide leggi matematiche. Prevaleva, piuttosto, lo stupore di fronte ai fenomeni naturali e al mutare delle cose che spingeva a interrogarsi e approfondire ciò che non si conosceva. Nell’antica Grecia, infatti, i filosofi si ponevano continui quesiti sulle dimensioni della volta celeste, i suoi confini e il suo funzionamento.
Da allora e fino ad oggi, l’osservazione del cielo ha continuato a ispirare una fondamentale domanda: qual è il ruolo dell’uomo nell’universo?


Eliseo Mattiacci, "Sonda spaziale", 1993-1995, Mart, Deposito Eliseo Mattiacci

Vortex /vortex/: vortice, gorgo

Termine latino usato per indicare un vortice d’acqua, un gorgo prodotto dai venti. Ne “L’Eneide” Virgilio descrive la tempesta scatenata da Eolo su richiesta di Giunone, che provocherà il naufragio di Enea sulle coste della Libia: “[…] qua (se) dedit, spumantem undam sub vortice torsit / dove si immerse torse in un gorgo l’onda spumante”.

L’espressione del dinamismo che caratterizza l’arte futurista fin dai suoi esordi si accentua nella seconda stagione del movimento, in particolare con l’Aeropittura, una corrente alla quale aderisce il pittore veronese Renato Di Bosso.
Alcuni artisti del secondo Futurismo, infatti, si appassionano al volo acrobatico poiché questa esperienza, all’insegna della velocità e della modernità, ispira loro nuove visioni e sensazioni.
Questo dipinto cattura il dinamismo del volo in aeroplano in modo straordinario. La manovra definita dai piloti “spiralare” si basa su un movimento che ricorda quello di un vortice, qui espresso in diversi modi. Le linee curve dell’antico anfiteatro ne costituiscono il fulcro e sono amplificate da altre forme curvilinee tutto intorno che trasmettono una sensazione di moto e cambiamento costante, come quella che si prova durante una vorticosa picchiata. Anche la forma tonda della tavola in legno contribuisce a rafforzare questa impressione. Originariamente, un perno collocato sul retro permetteva di far ruotare il dipinto con un effetto cinetico, realizzando concretamente un vortice di colori.


Renato Di Bosso, "Spiralando sull’Arena di Verona", 1935 Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto Provincia autonoma di Trento - Soprintendenza per i beni culturali