Performance
Corpo privato e corpo sociale

Mostra - da sabato 19 nov 2016 | a domenica 07 mag 2017

  • Fortunato Depero, Autoritratto con smorfia, Roma, 11 novembre 1915. Mart, Archivio del ’900, Fondo Depero

    Fortunato Depero, Autoritratto con smorfia, Roma, 11 novembre 1915. Mart, Archivio del ’900, Fondo Depero

  • Living Theatre, foto di scena dall'Antigone di Bertold Brecht. Archivio del ’900, carte Living Theatre, collezione Paolo Della Grazia

    Living Theatre, foto di scena dall'Antigone di Bertold Brecht. Archivio del ’900, carte Living Theatre, collezione Paolo Della Grazia

  • Arnulf Rainer, "Splitter", 1971, pastello e olio su fotografia, Mart

    Arnulf Rainer, "Splitter", 1971, pastello e olio su fotografia, Mart

Quando
da sabato 19 nov 2016 | a domenica 07 mag 2017
Prezzo
Dove
Casa d'Arte Futurista Depero
Tipologia
Mostra

Una fase fondamentale della ricerca di Fortunato Depero è quella connessa al corpo e alla sua messa in scena: anticipando di qualche decennio il concetto di performance, gli artisti futuristi realizzano esibizioni pseudo-teatrali basate sull’improvvisazione e sul coinvolgimento del pubblico.
Il corpo come strumento di azione politica è, invece, un leitmotiv che ricorre in molte opere degli anni Sessanta e Settanta, ben documentate dai materiali conservati nell’Archivio del ’900. Un primo gruppo di lavori presenti in mostra rimanda ad azioni collettive, come nel caso delle esibizioni di teatro politico del Living Theatre o di Enrico Baj, mentre altre, pur svolte in una dimensione pubblica, riconducono a gesti individuali, per esempio i public poems di Sarenco o Arias-Misson.
Le opere di Hermann Nitsch e Arnulf Rainer, collegate alle performance radicali del Wiener Aktionismus, ci restituiscono un corpo ferito e offeso, mentre i lavori di Cindy Sherman e Andres Serrano introducono un’idea di corpo artificiale, frutto di un travestimento che porta alla trasformazione e ridefinizione dell'identità.
Infine, il corpo inteso come luogo di ricerca ha portato a delle particolari commistioni tra performance e scrittura, di cui sono un chiaro esempio le opere di Ketty La Rocca.
In mostra si possono vedere anche tre video: Cut piece (1964) di Yoko Ono, che attesta l’inizio di un percorso molto importante sull’identità femminile, Applications (1970) di Vito Acconci e un inedito di Sarenco, Mein Gott Nein Gott (1970), eseguito a Bienne in occasione del Festival de l’imagination.

A cura di Nicoletta Boschiero e Duccio Dogheria.

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